La penna degli Altri 05/08/2011 10:30

Baby talenti in carriera «Il sogno è la Roma». Dallo scudetto Primavera al ritiro con i «grandi», l’ascesa dei baby romanisti

Come Zamblera L’operazione fatta col Chievo ha molti punti di contatto con quella che portò a Roma Zamblera, due estati fa, tolto il clamoroso errore di comunicazione che lo fece passare per un acquisto per la prima squadra: entrambi 19enni con fisici colossali, centravanti, reduci da un’esperienza deludente e presi in prestito con diritto di riscatto, per cominciare in Primavera e conquistarsi a suon di gol la promozione in prima squadra. Zamblera non ci riuscì, se non ce la farà neppure Tallo va bene lo stesso e avanti un altro: comunque vada, Luis Enrique ha già parecchio materiale giovane su cui lavorare, a partire proprio da Viviani, il ragazzino di Grotte di Castro che col Chievo di Tallo segnò il primo gol in Primavera, e mercoledì, col Vasas a Budapest, ha realizzato il primo in una partita vera, perché l’amichevole con la selezione di Brunico era sin troppo facile.

Come Martedì, nella conferenza stampa prima della gara, Luis Enrique lo aveva promosso ufficialmente come rivelazione del ritiro, confermando a parole quello che aveva dimostrato coi fatti: quando non c’è , a dirigere il gioco va Viviani, mica Pizarro. Ieri Gigi Di Biagio lo ha convocato per la prima volta con la Nazionale Under 20. Stage a Pinzolo, da domenica sera, che sembra tanto una rimpatriata: con lui anche Antei, Pettinari e Frascatore, gli ultimi due in prestito a Crotone e Benevento. In Under 21 (pure lui a farsi le ossa a Crotone) e Sini, in partenza per Padova. Viviani no, lui sembra destinato a farla a Roma la sua esperienza, proprio come , e la cosa non gli dispiace affatto. «Vorremmo restare, siamo convinti che sarebbe la cosa migliore per la nostra crescita» , hanno detto all’unisono lui e Caprari, tornando dall’Ungheria. Per il 17enne Verre, il terzo dei ragazzi di Budapest, di prestito non se ne parla neanche. «Non sarà un problema tornare in Primavera, lo farò con la massima umiltà: d’altronde fino a due giorni prima neanche sapevo che avrei fatto il ritiro. Luis Enrique si arrabbia solo quando perdiamo il pallone, è la cosa più grave» . Gli sarà capitato in allenamento: a Budapest non ne ha perso uno, neppure quando era circondato.