La penna degli Altri 24/07/2011 10:51

Roma, DiBenedetto rinvia



LA LINEA -In questi ultimi giorni Unicre­dit ha scelto una linea dura, una tecnica di negoziazione. La valutazione che vie­ne fatta per mantenere la Roma a livelli competitivi è una cifra che oscilla tra i 60 e gli 80 milioni, la banca condivide che è necessaria. Occorre fare un au­mento di capitale superiore ai 35 cheerano stati previsti in un primo momen­to. Non si prevedeva questa necessità co­sì impellente. Unicredit ha tenuto in vi­ta la Roma, ci ha messo i soldi, da un an­no a questa parte. Ora serve un proget­to vero, che secondo le stime degli ame­ricani porterà la Roma a incassare di più, ma senza la ricapitalizzazione, non rientrerebbe neppure nelle regole del fair play. Gli americani accettano di au­mentare i soldi da investire sulla socie­tà, ma vogliono uno sconto dalla banca. Vogliono pagare la Roma sessanta mi­lioni e non settanta. E sono decisi a chie­dere uno slittamento del closing. Unicre­dit è disposta a partecipare a un maggio­re aumento di capitale, ma non a conce­dere sconti, su un accor­do che è stato già sotto­scritto. (...)



LA DECISIONE -
E’ stato bloccato il facto­ring, Unicredit non vuole più venire in­contro agli americani. Dopo aver con­cesso il finanziamento, ha fissato il clo­sing. In un vertice tra i manager della banca è stata presa anche una decisione: nella peggiore delle ipotesi, se dovesse saltare tutto, Unicredit andrebbe avanti da sola, cercando in un secondo momen­to un nuovo socio di minoranza. La ban­ca chiederebbe di restare ai manager scelti dagli americani. DiBenedetto da Boston fa sapere che non intende molla­re, non si tira indietro. Ci ha messo la faccia e anche un po’ di soldi, dai nove ai dieci milioni, insieme ai suoi soci. Ma ri­spetto agli accordi di New York c’è una differenza del passivo di bilancio di cir­ca il cinquanta per cento. (...)