La penna degli Altri 26/07/2011 10:20

Modello Barca, tutti a studiare da Luìs Enrique

A Riscone si sono presentati giovani e vecchi allenatori per conoscere da vicino i metodi di lavoro del tecnico asturiano. Cioè il modo di fare fondo senza ricorrere alle estenuanti corse nei boschi, le tecniche di allenamento, la cura dei particolari (una su tutte il desiderio di avere l’erba non più alta di due centimetri). E ancora, hanno potuto notare come Luis Enrique punti molto al lavoro con la palla, sempre a due tocchi, ai tagli, alle continue sovrapposizioni e così via.

Da queste parti sono arrivati a vederlo Serse Cosmi, ad inzio ritiro, poi a seguire Franco Lerda, e ancora il vice di Del Neri, Francesco Conti, e ultimi Eugenio Corini, tra l’altro ex compagno di Simone Perrotta nel Chievo di qualche anno fa, più Arrigo Sacchi, che non fa più l’uomo di campo ma sta comunque nel calcio come dirigente della Figc e come opinionista.

Sacchi è arrivato a Riscone nel primo pomeriggio, è stato scortato da Tonino Tempestilli, dal suo ex campagno di lavoro al Parma, Salvatore Scaglia (ora della Roma), e dal consulente della comunicazione Daniele Lo Monaco, si è concesso a microfoni e taccuini. Ha parlato con Luis Enrique prima dell’allenamento pomeridiano e ha salutato tutto il gruppo giallorosso. Poi, si è messo un piumone, ha preso un block notes e si è messo a scrivere appunti. Arrigo, dunque, benedice Luis. «Sono curioso e speranzoso, ho fiducia, conosco il calcio che vuole proporre e credo che sia importante per noi cercare temi diversi. Baldini e sono grandi dirigenti e hanno avuto coraggio a puntare su di lui. L’inserimento di Luis Enrique è una novità per noi, spero che i suoi dirigenti lo aiutino e lo aspettino. Così come Berlusconi ha saputo attendere me. Il calcio non è uno spettacolo di solisti, ma uno sport di squadra. Conta il gruppo. Non dobbiamo avere paura delle novità e bisogna uscire dal tradizionalismo tutto italiano. Il calcio deve essere uno spettacolo e la scelta di Luis Enrique la trovo interessante. Quando l’ho visto, gli ho detto: benvenuto all’inferno. Ma lui era tenace come giocatore e lo sarà come tecnico. Spero possa fare bene, me lo auguro per il calcio italiano, che punta solo a difendere e poco a proporre».