La penna degli Altri 13/07/2011 20:12
Luis Enrique: «La mia Roma attacca sempre»

Dopo unora e mezza di lavoro (apparso duro così come ci si aspettava) sono arrivate le parole del nuovo allenatore: «Sarà fondamentale per me trasmettere personalità e voglia di fare un calcio offensivo. So che mi sto calando in una nuova realtà, ma quello che non cambierò mai è il fatto di andare in campo per vincere sempre, in casa e fuori. Questo è il mio progetto». Riguardo ai singoli? «Vucinic è forte quindi non può che piacermi. Poi ci sono De Rossi e Perrotta che devono esser desempio per tutti». Poi Luis Enrique parla di Totti: «Francesco è unico. Lho conosciuto di persona e uno del suo calibro non potrà che fare bene». Capitano che, a fine allenamento, ha suonato la carica: «Questanno mi aspetto più continuità di risultati e maggior lavoro, ma dipenderà solo da noi. Dobbiamo far vedere di che pasta siamo fatti. Mi aspetto una grande Roma per questa grande città». Totti, però, ha anche riservato una frecciata alla nuova proprietà: «Gli americani? Non li conosco. In realtà non ho visto nessuno della nuova società e ancora non ho capito chi resta e chi parte, spero solo che stiano lavorando nel verso giusto». E quando gli viene chiesto se sarà ancora lui al centro del progetto, risponde stizzito: «Sono 20 anni che ascolto chiacchiere su di me. Se sono rimasto vuol dire che qualcosa di buono ancora cè».
Mentre Totti parlava, nello studio Tonucci andava in scena lennesima riunione societaria. Presenti oltre a DiBenedetto, anche lattuale presidente Cappelli e il ds Sabatini che ha spiegato: «Stiamo rifinendo le strategie del club. DiBenedetto è strafelice di essere il presidente della Roma. Sa che cè un percorso virtuoso da fare e secondo me lo stiamo interpretando bene». Ma nel corso della riunione non sono mancati i momenti di tensione. Tanto che DiBenedetto avrebbe perso la pazienza di fronte alla volontà di Unicredit di ridiscutere interessi, tempi e modalità di rientro. «Normali discussioni di una trattativa da definire in vista del closing», assicura però chi era dietro le scrivanie del summit.