La penna degli Altri 16/07/2011 10:51
Luis Enrique guida lo sbarco: «Daje Roma!»

E un modo di procedere di questa Roma. Per gradi, secondo chiare indicazioni, resistendo alla voglia adolescenziale di dire tutto e subito, sapendo bene cosa si sta facendo, per cosa lo si sta facendo. Vale anche per il mercato. Il no alla Tessera del Tifoso detto alla Roma è esattamente un altro arrivo di questo tipo. Chi sa, sapeva, e dopo averlo fatto è stato detto: «La Roma non ha chiesto nessuna autorizzazione allOsservatorio, la Roma ha studiato e ponderato e ha preso la sua decisione comunicandola agli organi competenti» le parole di Daniele Lo Monaco. Nuova comunicazione As Roma in tutti i sensi. Il No alla Tessera del tifoso è un grandissimo gesto romanista, vale la corsa di Mazzone sotto al settore atalantino, ogni urlo di De Rossi e i sorrisetti di chi ha già visto tutto di Totti. Il No alla Tessera è soprattutto un sì ai tifosi anche a quelli che già oggi si prenderanno Brunico. Il No alla tessera è insito nelle stesse famiglie che hanno prenotato, che stanno arrivando, che vengono da Cremona (cè un signore, Alfonso, che giocava con Losi da ragazzino), dallUmbria, da un paese vicino a quello di Sabatini, di tanti altri che la tessera non ce lhanno ma che in ritiro ci vanno (oddio! Maroni potrebbe prenderlo come un suggerimento, qualcosa di abominevole come la tessera del tifoso in ritiro). In questa Roma non di partito, le tessere non ce le ha nessuno. Non ce le hanno nemmeno i giocatori che sembrano già consapevoli di stare per iniziare unavventura da capo. Questo è il messaggio principale che la società sta mandando. Cè chi ha già capito che si tratta della scalata più bella, difficile ed entusiasmante che possa esserci (vale le montagne disegnate di qui: perfette e profonde, quadri del pittore che preferite). Cè chi ancora ha delle perplessità. Ma tutti, tutti i giocatori che sono arrivati ieri a Brunico con un pullman giallo che sa di maggiolino matto di una volta e di questa Roma che ha deciso di partire per la rivoluzione, hanno capito di che pasta è fatto Luis Enrique: è matto. Nel senso ovvio, ovvio, ovvio, - più bello e popolare possibile. Luis Enrique ha dato già unimpronta ai suoi giocatori semplicemente presentandosi. Ce lo ha in faccia il progetto tattico, ce lo ha sin dentro ai muscoli tirati e negli occhi che sono spilli (chissà perché si mette sempre gli occhiali neri...?). Luis Enrique ha conquistato Totti e ha conquistato praticamente tutti. Cè attesa per il primo vero allenamento di stamattina alle 10.30, bissato nel pomeriggio dopo la conferenza stampa delle 12.30 (probabile che il primo a parlare sia il campione del Mondo, Simone Perrotta). In Spagna giurano che sono uno spettacolo di fatica. Leggi meglio: lavoro. E se Menez si è sempre un po nascosto dietro le cuffione (ma i capelli ha deciso di farseli ricrescere, e pare un buon segno) e Juan pure, Borriello si è fatto avanti con labbronzatura, il Capitano visto che gioca spesso sulla luna ha fatto il suo primo passo con le scarpe blu da marziano, Daniele De Rossi è entrato per ultimo nellalbergo (perché? Che è una copertina dei Beatles da decifrare?...)
Luis Enrique dalle cazzutissime asturie è lunico che ha fatto eco agli incitamenti di prammatica e da gioco degli astanti (praticamente tutti giornalisti) con un vai vai che è diventato e già non era vamos un Daje Roma. Tempo trequattro ore e ci aggiungerà un altro daje. Indice di quanto si sia calato nella realtà, anzi, meglio di quanto lo voglia fare. Ci sta riuscendo. E mentre cè chi ne sta per uscire (Pradè a Roma, lo hanno raccontato in lacrime a salutare la squadra) cè chi ci deve ancora entrare: nella lista delle stanze cè una ics (x) accanto al nome di Brighi, e unaltra accanto a quella di Curci: presto diventeranno i nomi di Bojan e José Angel. Così come presto Lobont potrebbe ritrovarsi con un altro compagno da Bertagnoli destinato ad andarsene al Lecce e ad essere sostituito con Kameni. Almeno per ora. Di Casemiro o altro parlerà Sabatini.
Ieri non cera ma è come se ci fosse e non solo perché lautista del pullman tutto matto della pazzia rivoluzionaria e sana di Luis Enrique e di una società che dice no alla tessera del tifoso si chiama Walter: perché questa è già un po roba sua. Sabatini intanto arriverà mercoledì. Un altro arrivo in differita. Sa sempre un po da Beat generation: lui proviene da quella razza lì. Se Baldini è il Don Chisciotte dei direttori generali, lui è il Kerouac dei diesse: ti fa venire voglia di riprendere a fumare. Oggi fumeranno i giocatori in campo, anche perché è prevista pioggia. Col sudore fa vapore. Ieri, giusto per citare il menù, i giocatori a cena per prepararsi sono andati a letto dopo aver mangiato un risotto alla parmigiana, il petto di pollo, filetto, insalata e frutta. Prost, che sarebbe salute e il nome di un hotel dove dentro cè una maglia della Roma campione 1983. Se la metteva pure De Rossi quandera ragazzino. Ieri è entrato per ultimo in albergo. Daltronde se vale la storia di arrivare piano piano, uno come lui non può che tirare la logica il più possibile. Ovviamente è solo un caso, però ti ha lasciato il tempo di pensare che il papà adesso allenerà il resto della Roma. E che oggi per Daniele è il giorno più bello. Tanti auguri Roma mia.