La penna degli Altri 14/06/2011 11:41

Trofei, finali e tanti giovani lanciati in Serie A



Nel 2003/04, Alberto ritrovava parte del gruppo degli ’84 con cui aveva vinto lo scudetto Giovanissimi Nazionali nel 1999, anche se il più forte di tutti - Alberto Aquilani - era andato via in prestito alla Triestina insieme all’altra stella, Damiano Ferronetti. Il tecnico era tornato alla Roma da allenatore dopo avervi mosso i primi passi da calciatore, proprio fino alla Primavera. Quella Roma vinse il girone D (allora il campionato non era articolato in quattro gruppi come oggi, bensì in quattro) a mani basse, con due sole sconfitte e tre punti di vataggio sul Lecce, che poi avrebbe vinto il titolo. L’avventura di Galloppa e compagni si sarebbe conclusa ai quarti di finale, dove l’Inter si impose per 2-1. La stagione seguente, la 2004/05, peraltro coinciso con l’annus horribilis della prima squadra (cinque allenatori, salvezza alla penultima giornata), sarebbe entrata nella storia: la squadra è quella degli ’86-’87 più un Okaka non ancora sedicenne, ci sono Greco, Rosi, Freddi, Cerci (almeno fino alla frattura al piede che ne interrompe la stagione). Vinto il girone per distacco (sette punti sulla Lazio), i giallorossi eliminano il Parma negli ottavi e volano alle final-eight in Salento. Lì si fa la leggenda: 2-0 al Cagliari nei quarti, 1-0 alla
in semifinale, poi l’impresa contro l’Atalanta al Via del Mare che riporta nella bacheca della Roma uno scudetto che mancava da quindici anni, festeggiato una settimana più tardi con un giro d’onore all’Olimpico prima della finale di Coppa Italia contro l’Inter.




Passa un anno e arriva a un passo dal suo secondo trofeo con la Primavera: gli ’87 arrivano fino alla finale del Torneo di Viareggio (che la Roma non vince dal 1991), dove si arrendono al
, non senza qualche rimpianto. In campionato, invece, dopo aver eliminato l’Avellino negli ottavi, non basta il ritorno di Okaka e Rosi dalla prima squadra per permettere ai giallorossi di superare la
. Il 2007/08 fatali sono gli ottavi di finale contro il Chievo, che dopo il 2-2 dell’andata a Trigoria, ne fa cinque agli ’89-’90 in casa sua. La stagione seguente, altra grande cavalcata, stavolta in Coppa Italia, dove la Roma dei ’91 (di Crescenzi, Brosco, D’Alessandro e Bertolacci) elimina Palermo e , batte il di El Shaarawi al Bernardini nella finale d’andata e poi vede sfumare il trofeo a Marassi. Una beffa che non trova riscatto in campionato, visto che la marcia dei giallorossi si ferma ancora agli ottavi, stavolta per mano dell’Udinese. «Ma una partita non può cancellare il lavoro di un anno - ripete -. Guardiamo quanti ragazzi abbiamo dato alla prima squadra». Nella scorsa stagione, la cavalcata della regular season - stravinto il girone C con otto punti sul Palermo, il miglior attacco e la miglior difesa d’Italia - si interrompe bruscamente negli ottavi, dove l’1-1 del ritorno non basta a rimontare lo 0-2 di Verona. In quella partita, l’ultima della stagione, andò a segno per la prima volta Federico Viviani: la seconda Roma campione d’Italia stava nascendo.