La penna degli Altri 25/06/2011 11:55
Stramaccioni addio, va allInter

Non è stato un addio indolore, tuttaltro: «Abbiamo parlato con franchezza - racconta Conti -. Stramaccioni mi ha detto "Bruno, io da grande vorrei fare lallenatore". Cosa potevo dirgli? Questa è unoccasione troppo importante per la sua carriera, non posso che lasciarlo libero di coglierla. Per noi, per tutto il settore giovanile, sarà una grossa perdita: Andrea è un allenatore bravissimo, fra i migliori dItalia, e lo dimostra il fatto che gli abbiano offerto anche lUnder 17. In questi anni ci ha fatto divertire, vincere e vivere delle bellissime emozioni, e per questo lo ringrazio di cuore ».
Bruno Conti era lunica persona a poter fare un estremo tentativo con Stramaccioni: è un po il suo padre calcistico, visto che è stato lui a portarlo alla Roma non ancora trentenne nel 2005, quando allenava la Romulea e fra i due si è stabilito un rapporto di affetto e reciproca stima che va oltre il lato tecnico. Per questo fino allultimo Conti ha sperato di riuscire a trattenere alla Roma il tecnico che in sei anni ha portato nella bacheca di Trigoria tre titoli, vincendo uno scudetto al primo colpo con i Giovanissimi Nazionali (il gruppo dei 92) nel 2007 e poi centrando il doublenella scorsa stagione, quando con i 93 si è aggiudicato prima il Torneo di Arco e poi il tricolore, al termine di una stagione in cui la sua Roma, oltre a dare spettacolo, non ha mai conosciuto la sconfitta.
«Quando si vince giocando così bene è ancora più bello», diceva Conti il 17 giugno 2010 a Montepulciano, quando di Stramaccioni allInter si era già cominciato a parlare. Anche perché non bastò nemmeno quellannata trionfale a fare sì che il tecnico ottenesse quella promozione in Primavera che gli era stata promessa almeno un anno prima, e che invece non è mai arrivata, così da convincere Stramaccioni a lasciare la squadra di cui è prima di tutto un grande tifoso da sempre. Chi lo conosce sa che non avrebbe mai voluto andare via da Roma: avrebbe potuto farlo già un anno fa, è rimasto, ha portato a un passo dalla finale scudetto una squadra dal potenziale mai del tutto emerso negli scorsi anni. «Andrea avrà sempre la mia stima e il mio affetto. Gli auguro tutta la fortuna del mondo». Finisce una storia, non lamore.