La penna degli Altri 29/06/2011 11:09
Rosella saluta «Vorrei uno stadio dedicato a papà»

Morì tre anni fa in un caldissimo giorno dagosto. Lo accompagnarono le lacrime di tutta Roma. Rosella diciotto anni fa studiava e si era messa in testa di fare la giornalista. Si è ritrovata senza volerlo, a sostituire la persona che più ha amato. Non sempre è stata capita. Bisognava navigare, ma non cera vento a spingere quelle vele.
Come si fa? Autofinanziamento e romanità: romani in campo, romani dietro la scrivania. E quel Giorgio Rossi, che Rosella proprio ieri ha ricordato, offrendo le ultime parole da presidente al fisioterapista che è nel cuore di tutti: «Senza nulla togliere a Baldini, dico che è lui la continuità». Per il resto dichiarazioni da interpretare: «Non ho ancora incontrato i nuovi proprietari, spero di farlo. Auguro grandissimi successi e spero che arrivino prima possibile. Cosa farò? Amo il calcio, ma potrei anche fare la giornalista. Il mio pensiero va a papà e mi piacerebbe che gli venisse dedicato il nuovo stadio. Ringrazio i tifosi, ovviamente». Le cose a Rosella sono andate bene e male. Bene nei risultati, male negli affetti.
Per anni i suoi giorni sono stati accompagnati da minacce e le notti da una pattuglia di agenti. Ieri mattina è stata, non solo simbolicamente, messa alla porta, lasciandola con due interrogativi: perché gli altri no? Perché nemmeno il passaggio delle consegne o lonore delle armi? In tarda mattinata aveva ricevuto solo due telefonate.
Roma va di corsa: cancella. Anche i numeri di telefono, a quanto pare. Staranno brindando, ha pensato Rosella. Che si è sentita più vicina che mai a Riccardo e Francesca Viola, figlio e nipote di Dino, con il quale suo padre dividerà chissà per quanto tempo il podio dei presidenti della Roma. Al cinema, a questo punto, escono i titoli di coda e compare una scritta che ci lascia tristi, quando il film, come quello appena visto, è buono: the end.