La penna degli Altri 21/06/2011 10:52

Con Luis Enrique il ruolo di Conti diventerà ancora più importante

La Primavera ha vin­to lo scudetto e le altre squadre giovanili si sono fatte valere a livello nazionale. Ma finora tut­to questo è avvenuto in un com­partimento stagno, per man­canza di un collegamento diret­to con la prima squadra. Così abbiamo visto disperdersi altro­ve talenti come Amelia, Bovo, Galloppa, Chiellini, D'Alessan­dro, Blasi e compagnia bella. A Bruno Conti siamo poi tutti af­fezionati per motivi sentimen­tali. Adesso c'è un allenatore che vuole abbattere il muro che separa il settore giovanile dal­la prima squadra, assumendo di persona la supervisione di tutto il settore tecnico. Il lavoro di Conti acquista quindi mag­giore importanza. Oggi Luis En­rique vuol fare quello che già molti anni fa era prassi di alcu­ne grandi squadre. Ricordo che Masupust, indimenticabile fuo­riclasse cecoslovacco, vinse, al­la guida del Dukla di Praga, un Torneo di Viareggio. Mi congra­tulai con lui, augurandogli di guidare presto la prima squa­dra. Mi rispose, sorridendo con indulgenza, che era già al di so­pra di quel ruolo, in quanto su­pervisore, con pieni poteri, di tutto il settore agonistico della società, prima squadra com­presa. Era lui a decidere quan­do un giovane era maturo per fare il grande salto. La Roma del futuro vuole organizzarsi così, per non disperdere tanti giovani campioncini prodotti dal vivaio. Bruno Conti continui a lavorare per farli crescere e ne saremo tutti felici. Così, do­po aver fatto la storia della Ro­ma, contribuirà, come ci augu­riamo possa fare anche , anche a fare grande il futuro della squadra e della società.

In quanto a Vucinic è rimasto per ora imbalsamato tra le giu­ste richieste della Roma e le of­ferte poco appetibili della Ju­ventus. Sarebbe una buona so­luzione se finisse all'estero. Ma di certi ingaggi, al di là dei no­stri confini, nessuno vuole far­sene carico. Se poi decidesse di restare, sappia che a Roma non tutti sono cattivi come i tifosi che lo hanno minacciato, an­che se a tutti noi ci è costato pe­na vederlo annaspare davanti alla porta, per la quantità di pazienza e di indulgenza che abbiamo speso per sopportarlo.