La penna degli Altri 10/05/2011 11:44

Montella a Milano, bye bye tabù

Minuto dodici del primo tempo: lancio di sulla fascia sinistra, Taddei va a raggiungere la palla che sfila alle spalle del difensore e mette dentro rasoterra. All’appuntamento arriva puntuale un ragazzo con la maglia numero 9 che in Serie A in tutto ha segnato 143 gol. Sinistro ad anticipare Julio Cesar e le danze possono cominciare. Quel numero 9 era Vincenzo Montella, che in quella gara fu immarcabile. Il gol, un altro paio di occasioni con il dell’Inter a fare il miracolo. Ma non solo, perché nella ripresa, col punteggio ancora sul 2-0, gli arrivò un pallone sporco al limite dell’area. Lui lo addomesticò e ando verso il muro interista. Gli si fecero davanti prima in due, poi in tre, poi in quattro. Uno di troppo, perché lui guizzò via e lo spilungone Materazzi lo mise giù. Calcio di rigore che metterà dentro per il momentaneo 3-0 che renderà inutile la mezza rimonta dell’Inter. L’impresa ormai era fatta. L’aveva fatta la Roma di Spalletti, l’aveva fatta , l’aveva fatta anche Montella anche se spesso non lo si ricorda.

Lui invece sì. Lui se lo ricorderà bene quel giorno, magari la partita di domani sera la starà provando allo stesso modo. Perché un 3-2 come quello dell’ottobre 2005 permetterebbe alla Roma di prendersi la finale di Coppa. Un obiettivo al quale tutta la squadra crede, forse anche più che alla qualificazione .

Non fosse altro perché qui la Roma ha in mano il suo destino, mentre in campionato deve aspettare un eventuale passo falso dell’Udinese. Alla coppa ci crede fermamente anche Montella, che a San Siro potrebbe decidere il suo futuro sulla panchina della Roma. Perché, ai fini di una sua riconferma anche per la prossima

stagione, l’eventuale conquista della Coppa Italia è fondamentale. Perché se è vero che la porta tanti milioni nelle casse della società, è altrettanto vero che un successo contro l’Inter sarebbe la dimostrazione a tutti, e quindi anche ai vertici del club, che la squadra è con lui e che i suoi metodi sono in grado di portare dei risultati da subito.



Di certo sulle sue spalle ci sarà una bella pressione, da dominare con le certezze. Anche se manca

la certezza più certezza di tutte: . Ma ci sono Borriello e Vucinic e, forse, anche Menez. Eppure ci vorrebbe essere anche lui lì davanti, anche con una spalla che non va. Perché bisogna fare gol a tutti i costi. Perché se si va al Meazza con la convinzione di potercela fare è anche per merito suo, che ha fatto ciò

che la Roma per 11 anni non aveva fatto. E il tabù non c’è più...