La penna degli Altri 12/05/2011 12:03

Lega, perdono le Big!

Sei voti a cinque. Il sesto voto, pesantissimo, è quello di Maurizio Beretta In Lega, teoricamente, non si sarebbe dovuto ratificare proprio un bel niente. Il giorno prima, l’Alta Corte del Coni aveva accolto i ricorsi di Inter, Milan, , e Roma, sospendendo così l’efficacia del provvedimento con cui, il 15 aprile, l’Assemblea di A aveva stabilito di assegnare a tre agenzie demoscopiche le indagini per la definizione dei bacini d’utenza. Indagini necessarie per ripartire il 25% dei proventi dei diritti tv. E invece a via Rosellini si è votato. Si è votato, ma con conseguenze gravissime per il futuro della Lega. «Come sempre la votazione in Consiglio è finita 5 a 5, ma stavolta, smentendo se stesso il presidente si è schierato», sottolinea Galliani. «Si assumerà tutte le responsabilità anche patrimoniali», aggiunge l’ad del Milan, «è un presidente che sta in Unicredit (di cui è responsabile della comunicazione, ndr) e che in Lega non ci sta più. Ora ha premiato un sistema surrettizio per fregare soldi alle grandi. Con quindici contro cinque si può fare un presidente, i consiglieri di Lega e pure un esproprio proletario».Galliani spiega così la posizione delle cinque sorelle: «Le grandi non vogliono indagini demoscopiche con la definizione di sostenitori con cui le piccole vogliono sottrarre soldi alle grandi. Addirittura, i piccoli club vogliono inserire l’auditel tra i parametri. È un modo per sottrarre risorse».

E ora quali saranno i prossimi round? «In tribunale», minaccia Galliani. Minaccia Galliani, ma minaccia pure Andrea Agnelli. «Siamo compatti con le altre quattro, valutiamo anche l’ipotesi di un’uscita dalla Lega, dice il presidente della . « Ci sono cinque grandi squadre che hanno il 75% dei tifosi dalla loro parte ma subiscono le decisioni delle altre squadre. Noi abbiamo 3 milioni di audience contro 300 mila delle altre 15». Beretta si difende. «L’unica condizione vincolante era dare attuazione alla delibera», si giustifica. «Non ho preso le parti degli uni o degli altri, ho fatto fino all’ultimo ogni tentativo per fare una composizione che vedesse il Consiglio di Lega unito nell’attuazione della delibera». Secondo il presidente della Lega, il suo voto con le 15 piccole era un atto dovuto: «C’è una delibera dell’assemblea votata con una maggioranza di tre quarti contestata da un ricorso alla Corte che lo ha respinto. E quindi la delibera è nella sua esecutività e tenendo conto di questo ho ritenuto che così il Consiglio si dovesse posizionare». Eppure, Beretta è ottimista. «Continuo a pensare che ci siano ancora i tempi per trovare un’intesa». Sarà.