La penna degli Altri 26/05/2011 11:11

Lamela, l’Argentina ha un nuovo tesoro

La Roma ha guadagnato una posizione di vantaggio su Lamela, trequartista, un sinistro divino. Ieri sera Erik ha regalato spettacolo nell’amichevole tra l’Argentina e il Paraguay, prendendo una traversa ­all’inizio del secondo tempo - con un colpo di fionda da venti metri. Un debutto accompagnato da una vittoria per 4-2. Il ct Sergio Batista gli ha riservato un’investitura speciale, parlando con il quotidiano Olè: «Erik ha un grande potenziale e secondo me potrebbe essere molto utile alla Seleccion, può giocare in un ruolo alla ».

Lamela ha catturato da diverso tempo l’attenzione dei club europei più prestigiosi: il provò a strapparlo al River Plate addirittura nel 2004, quando Erik aveva dodici anni e mezzo. Lo aveva notato durante un torneo in Galizia. Lamela gioca alle spalle degli attaccanti, oppure sulla fascia sinistra in un . E’ in grado di spostare gli equilibri di una partita con le sue accelerazioni improvvise, con i suoi cambi di direzione, con le sue finte.

Salta l’uomo e inventa, ha velocità di gambe e di pensiero: somiglia a Javier Pastore, arrivato a Palermo nel 2009 dall’Huracan proprio grazie una brillante intuizione di , che lo pagò quattro milioni e settecentomila euro. Ora, come ricorda Zamparini, Pastore ne vale cinquanta.

 

LA STORIA: Dal Pedro Lozano al River: a scoprirlo è stato Astrada.

Erik Lamela ha cominciato a giocare nella scuola- calcio del Pedro Lozano di Villa Devoto, uno dei quarantotto quar­tieri di Buenos Aires. E’ stato scoperto dal River Plate all’età di sette anni, ma prima di essere tesserato dal club argentino più titolato (33 scudetti) ha indossato anche le maglie di altre società giovanili: il Cry­stale, il Santa Rita, l’Estrella Maldonado, la Juventud Devoto, il Boulogne, il Savio 80 e il Punto de Encuentro.

Le origini - E’ nato il 4 marzo del 1992 a Carapachay, nella provincia di Buenos Aires. I suoi genitori si chiamano Josè e Miriam. Ha due fratelli: il più grande, Brian, ha 23 anni; il più piccolo, Axel, ne ha 15. Il papà è soprannominato “El Pana­dero”, il panettiere: gestisce un forno che in passato era stato fondato da Manuel Lamela, il nonno del talento entrato nei piani della Roma di Thomas DiBenedet­to. Leonardo Astrada è stato uno dei tec­nici più importanti nella sua crescita: ha seguito Lamela dal 2004 al 2005, è stato lui a impostarlo da trequartista. Astrada è un ex centrocampista con oltre 300 pre­senze nel River Plate: ora ha 40 anni e al­lena il Cerro Porteño, in Paraguay.

Blindato - Lamela è diventato il grande tesoro del club di Buenos Aires anche grazie all’intuito di Oscar Videla Arias, che in passato aveva presieduto la “ Co­mision de futbeol Infantil del River”: era il responsabile del vivaio dei “ Millona­rios”. Videla Arias blindò nel 2004 il car­tellino di Lamela, corteggiato con insi­stenza già in quel periodo da diversi club stranieri, a cominciare dal . Fu lui a opporsi alla partenza di Erik, dopo una lunga opera di mediazione con i geni­tori del ragazzo.

 

LE CARATTERISTICHE: Per ruolo e rapidità somiglia a Pastore Ma Erik è mancino

Ricorda Pastore: una somiglianza che na­sce dal ruolo, dalla padronanza tecnica, dalla rapidità di gambe, dalla facilità di sfug­gire ai difensori in progressione, dalla strut­tura muscolare ancora in fase di sviluppo. Lamela viene accostato spesso al gioiello del Palermo. Due le differenze: il numero dieci del River Plate è mancino e ha quasi tre an­ni in meno rispetto a Pastore. Lamela ha compiuto diciannove anni il 4 marzo, il feno­meno scoperto da Zamparini si prepara a fe­steggiarne ventidue il prossimo 20 giugno.

Movimenti- Lamela è alto un metro e 83 per un peso-forma di 70 chili. E’ geniale, ma non scivola nell’egoismo e nell’anarchia: ha im­parato con maturità a lavorare in funzione della squadra. Regala il colpo a effetto, pe­rò non eccede: può muoversi da trequartista puro in centrocampo a rombo, così come rie­sce a partire largo sulla fascia sinistra in un 4-4-2 oppure in un . Non soffre le marcature ruvide, accelera e si accentra per arrivare al tiro o per servire il centravanti in profondità. Può agire anche da seconda pun­ta.

Numeri- Con le sue magie si è fatto subito amare dai tifosi del “Monumental”, lo stadio del River Plate. Lamela protegge bene il pal­lone, ha forza e resistenza. Con il sinistro in­venta numeri da circo, ma anche con il pie­de è in grado di accendere la fantasia del pubblico. Colpisce per la capacità di di­simpegnarsi nelle situazioni più complica­te, quando i tecnici avversari cercano di li­mitarlo attraverso il pressing e i raddoppi di marcatura. E’ veloce, furbo, con i suoi cambi di direzione diventa imprevedibile e colora la manovra. I difetti? Quelli tipici del­la sua età: qualche calo di tensione. Ma il temperamento non gli manca.

 

IL RETROSCENA: A 12 anni lo voleva il : così il River convinse i genitori...

Il   aveva provato ad acquistare Erik Lamela nel 2004, quando il bambino d’oro del River Plate aveva dodici anni e mezzo. I dirigenti della società catalana lo scoprirono durante il “Torneo Arousa” in Ga­lizia. Era il mese di ottobre: Lamela trascinò al successo il River Plate nella finale vinta per 5-1 contro il Valencia e fu eletto miglior talento della manifestazione. L’idea del Bar­ça era quella di ripetere con Lamela lo stes­so percorso seguito con : acquistarlo giovanissimo e farlo crescere sotto la guida degli istruttori blaugrana.

Famiglia- Il , all’epoca, contattò Josè e Miriam, i genitori di Lamela. L’offer­ta fu importante: centomila euro l’anno alla famiglia di Erik, oltre a un posto di lavoro per il papà e la mamma. Un’operazione che avrebbe avuto anche la regia di uno sponsor di primissima fascia nell’abbigliamento spor­tivo. Fu decisivo l’intervento di Oscar Videla Arias, responsabile amministrativo delle squadre giovanili del River Plate. Così come si rivelò determinante la trattativa condotta da Josè Maria Aguilar, che in quel periodo era il presidente della società di Buenos Ai­res. Per convincere Josè e Miriam a rifiuta­re la proposta del fu concordato che, in caso di una cessione futura del tre­quartista, la famiglia Lamela avrebbe otte­nuto il 20% dei soldi incassati oltre a una bor­sa di studio per i due fratelli di Erik.

Come -  Un retroscena che avvicina la storia di Lamela a quella di , portato in Spagna proprio all’età di dodici an­ni da Carles Rexach, direttore sportivo del , dopo averlo visto giocare con il Newell’s Old Boys. Un provino di sedici gior­ni e la firma sul contratto: era il 1999. Ora è il primo ambasciatore del calcio.

 

LA SCALATA: Gorosito lo lancia col Tigre, poi arriva il gol con il Colon

A spalancargli le porte del professionismo è stato l’allenatore Nestor Gorosito. Era il 13 giugno del 2009: River Plate-Tigre (3-1) nel Torneo di Clausura. Lamela aveva dicias­sette anni e tre mesi: entrò in campo a dieci minuti dalla fine al posto della mezzala uru­guaiana Robert Flores, che ora gioca nella squadra B del Villarreal. In quel River Plate c’era anche il centravanti Radamel Falcao, classe 1986, colombiano, che ha appena vin­to l’Europa League con il Porto di Villas Bo­as, realizzando diciotto gol in sedici partite, considerando anche il preliminare estivo con il Genk. Sempre con Gorosito in panchina, nel Torneo di Apertura, Lamela ha fatto la sua seconda apparizione nel River Plate: 0-1 con l’ di Sarandì. Altri tredici minuti in sostituzione di Daniel Villalva, cresciuto nel vivaio dei “Millonarios” con Erik.



LA SELECCION - Molto stimato dal presidente Da­niel Passarella e convocato in nazionale dal ct Sergio Batista per l’amichevole di ieri se­ra con il Paraguay, Lamela ha proseguito la sua scalata nel River Plate anche dopo l’ar­rivo del tecnico Angel Cappa. Tredici le pre­senze nel Torneo di Apertura. La prima par­tita da titolare l’ha disputata il 27 settembre del 2010 contro il Quilmes (1-1, rete di Pavo­ne per il River e pareggio di Caneo).

I GOL - Due i gol nell’Apertura: pallonetto morbido di contro il Colon (2-1), con il Diego Pozo in uscita, fra gli applau­si di Cappa; cross dal fondo di Roberto Pe­reyra e deviazione di esterno sinistro nel­l’area piccola contro il Lanus (4-1), in un Ri­ver Plate che nel frattempo aveva assunto co­me tecnico Juan Josè Lopez. Emozioni e spettacolo anche nel Clausura: tredici gare e un gol, con un elegante tocco di sinistro, con­tro l’Huracan.