La penna degli Altri 03/05/2011 02:24

«Francesco e Roberto campioni in campo meravigliosi fuori»

Lei ha spesso ripetuto che, se li avesse avuti insieme, avrebbe vinto molto di più. E’ così. E penso a tanti miei colleghi, sia quelli giovani che quelli più anziani, che hanno problemi a far giocare insieme giocatori di grande qualità perché –dicono loro – la squadra rischia di sbilanciarsi. Ma cche m’enteressa a mme che la squadra si sbilanci. Magari. Anzi,quando la cosa è piacevole, dico “magara!”. So che non le piace fare confronti, ma le chiedo comunque una valutazione su entrambi. Più che non piacermi, trovo che un mio giudizio su di loro sarebbe inattendibile. Innanzitutto perché diverso è il periodo della loro vita da calciatore in cui li ho avuti con me. Roberto Baggio ho avuto il piacere e l’onore di guidarlo negli ultimi anni della sua carriera, quando il calcio - meglio, chi comandava -l’aveva ormai emarginato. Non ne so i motivi, né mi interessa più di tanto conoscerli. So però che ebbi la sensazione che quel giocatore avrebbe potuto dare ancora molto al calcio italiano. E così fu. Lui rimase al Brescia quattro anni, di cui i primi tre con me e l’ultimo con chi mi succedette quando io mi trasferii al . Ed è come se gli avessi allungato la carriera. Ricordo ancora come avesse praticamente smesso di giocare. Stava a casa e si allenava da solo con un suo . Seppi da un amico comune che era in trattative con la Reggina e, allora, dissi “ma perché non viene a Brescia, che è più vicina a casa (a Vicenza,ndr)?”. Fu così che giocò ancora quattro anni. E da protagonista, non da infelice.

Diversa invece la storia con . Francesco l’ho avuto all’inizio della sua avventura. L’ho visto segnare il primo gol, vivere le prime sensazioni… Insomma, l’inizio dell’uno e la fine dell’altro, che non mi permettono, quindi, di parlarne confrontandoli. Tra l’altro, non mi sembrerebbe rispettoso. Anche se è chiaro che ho fatto il tifo pertutti e due. Sul piano tecnico, non voglio nemmeno discuterli. Come uomini, due persone meravigliose. La qualità principale? Dico solo altissima per entrambi. Sono due giocatori che hanno sempre fatto la differenza nelle squadre in cui hanno giocato. Per loro,l’obiettivo primario è sempre stato la conclusione del gioco e la rifinitura peri compagni. Penso che queste due voci li leghino entrambi.

C’è chi li ha definiti, l’uno, Baggio, più un “solista”, e l’altro, , più un“uomo-squadra”. Credo che siano molto simili l’uno e l’altro. , all’inizio, era un po’ come Roberto Baggio. Poi, ha “cercato campo”, spazio. Merito dell’allenatore, o grazie a lui stesso, Francesco ha preso pian piano ad abbassarsi, anche per liberarsi della marcatura asfissiante, ossessiva. Ripeto, comunque, che nel cercare lo spazio in area di rigore, e nel saper creare superiorità numerica, sono accostabili e molto vicini. Se proprio vogliamo individuare un difetto ad entrambi, dico che di gol di testa ne hanno fatti pochini. E così, abbiamo trovato la magagna a tutti e due!

Emarginato l’uno, negli ultimi anni della sua carriera, ma altrettanto“massacrato” l’altro, in questi ultimi mesi. Purtroppo è così. E questo mi ha molto amareggiato. Tanto che ho voluto fargli da scudo. Dico solo che molti colleghi della stampa, sbagliando i tempi,hanno mosso critiche durissime nei confronti di . E io non l’ho gradito. Qualcuno ha pensato di farsi famoso dando addosso ad un grande personaggio come Francesco. Ma chi gliela dà questa patente? Quale scuola hanno fatto per sentirsi così bravi? E poi, perché? Penso che di fronte a questi grandi campioni, che ci hanno saputo regalare solo gioie, che sono l’essenza stessa del calcio – perché non è che ci danno medicine – e magari l’hanno fatto indossando la maglia per cui loro stessi tifano, e anche noi tifiamo, non sipossa essere così ingenerosi. Quelli come Baggio, , o lo stesso Del Piero, meritano rispetto. Anche quando ci si avvicina alla fine della carriera. Perché sono quelli capaci delle cose più difficili nel gioco del calcio: fare gol e far fare gol ai propri compagni. Da giovani, sono quelli in grado di fornire la “prestazione”. Invecchiando, non danno forse più la prestazione ma pur sempre la“giocata”, che non manca mai. E l’allenatore, il compagno di squadra e il giornalista devono capire tutto questo. E invece, spesso, non è così. E tanta asprezza, davvero non si giustifica.