La penna degli Altri 08/05/2011 12:32

Forte incremento dei ricavi: obiettivo 50 milioni in 4 anni

La grande scommessa della Roma made in Usa sarà proprio questa: dare torto a Silvio Berlusconi, che ha detto che nel calcio italiano non si guadagna un euro e invece se ne spendono tanti. Il piano americano dello sbarco sul pallone italiano ha le sue radici nella trattativa che la Inner Sports portò avanti in nome del George Soros Management Fund. Il «brogliaccio» sullo sfruttamento di marketing, merchandising, costruzione dello stadio di proprietà, fidelizzazione dei tifosi, lancio di una vera e propria «media company» è stato in parte ripreso dalla cordata bostoniana che fa capo a Thomas DiBenedetto e in parte migliorato. Il fair play finanziario imporrà un sostanziale pareggio tra spese e ricavi. Oggi come oggi, le grandi squadre europee (, Real, Manchester United) fatturano tre-quattro volte le squadre italiane. Il fair play finanziario, perciò, non le indebolirà. Semmai il contrario, perché toglierà spazio agli eventuali mecenati rimasti, pronti a pagare di tasca propria l’acquisto di grandi campioni a fondo perduto. La nuova Roma, così, dovrà cercare di incrementare i ricavi complessivi di circa 50 milioni in quattro anni, esportare il suo calcio e il suo marchio nei negozi (reali e online), fidelizzare nuovi tifosi con la creazione di scuole calcio in tutto il mondo (le «Academies» ), ottimizzare i contratti di sponsorizzazione, lanciare un sito internet, un canale tv e una radio di alto livello, sfruttare ogni possibile sinergia finanziaria. Il «business plan» è stato realizzato dalla Madison Avenue Sports and Entertainment di Joe Tacopina, l’avvocato che cercò di aprire la strada a Soros, proponendo quello che per lui era «un affare che capita una volta sola nella vita» .

Il calcio italiano è molto indietro, rispetto a quello inglese, in tutto quello che è sfruttamento commerciale. In pratica sopravvive solo attraverso i diritti televisivi, con uno sbilanciamento pericoloso nei gettiti di entrata. I ricavi consolidati dell’esercizio 2010 della As Roma ammontano a 137 milioni di euro. Il Real Madrid fattura 450 milioni. Secondo la Madison Avenue Sports and Entertainment, si può arrivare nel 2015 a oltre 175 milioni. Come? Raddoppiando gli introiti da marketing (da 10 a 22 milioni) e alzando gli incassi da botteghino: 37,2 milioni contro i 30,5 attuali. Fondamentale riportare le famiglie negli stadi, vendere abbonamenti pluriennali e box per i vip, legare l’ingresso alla partita anche a tour turistici di Roma per appassionati di viaggi, arte e calcio. Tutto farà brodo, anche le tournée estive negli Stati Uniti: Boston, New York e Chicago già in preallarme per le amichevoli. Tutto troppo americano? Tutto troppo «teorico» in un mondo molto pratico come quello del calcio? Proprio per questo servono gli uomini migliori da destinare alla parte giocata (Baldini, , il nuovo allenatore che però potrebbe essere anche Montella) e da mettere dietro alle scrivanie. Un esempio? La Roma è legata allo sponsor tecnico Kappa fino al 2017 con un contratto a salire fino a 8,1 milioni di euro, ma c’è una strada americana che può portare alla Warrior Sports. È un’azienda famosa nell’hockey e nel lacrosse, che vuole lanciarsi al massimo livello nel calcio. Nei giorni scorsi ha chiuso un contratto con il Liverpool, che diventerà la squadra più pagata al mondo: 25 milioni di sterline, circa 28 milioni di euro. L’accordo precedente, con l’Adidas, ne valeva la metà. I Reds scavalcano così i 25 milioni di euro garantiti al Manchester United dalla Nike. La Warrior Sports fa parte della New Balance di Boston. La à di Thomas DiBenedetto.