La penna degli Altri 24/05/2011 12:53
Dagli stadi al marketing: così l'Italia si è fermata
Nel frattempo, guardate com'è cambiata la classifica del fatturato: nel 2000 la Serie A era molto vicina alla Premier League (0,9 contro 1,1 miliardi di euro) e precedeva Bundesliga e Liga (0,53); nel 2010 il campionato inglese è schizzato a 2,4 miliardi di ricavi, il massimo torneo italiano (1,53) si è fatto superare da quello tedesco (1,55) e avvicinare da quello spagnolo (1,5). I nostri club litigano su come spartirsi i soldi delle televisioni, che rappresentano il 65% delle entrate (20% da sponsor e merchandising, 15% da stadio). I loro competitor sviluppano strategie per diversificare i ricavi. Nessuno, in Europa, dipende così tanto dai diritti tv: in Inghilterra pesano per il 50%, in Germania per il 32%, in Spagna per il 38%. Prendiamo i ricavi delle principali società del Vecchio Continente. Lo stadio frutta 129,1 milioni annui al Real Madrid e 122,4 al Manchester United (bilanci 2009-10). Le nostre? 38,6 all'Inter, 31,3 al Milan, 16,9 alla Juventus. Neanche in campo commerciale siamo floridi: a fronte di un Bayern Monaco che incassa 172,9 milioni, abbiamo un Milan a quota 56,7, una Juve a 45,7 e un'Inter a 34,5. Ci prendiamo la rivincita grazie ai diritti tv: i ricavi in Italia sfiorano il miliardo (999 milioni). Siamo vicini all'Inghilterra (1,22 miliardi) e surclassiamo Spagna (570 milioni) e Germania (495). Si può fare meglio, peraltro, nella commercializzazione dei diritti all'estero, che da noi pesano per il 10% e Oltremanica per il 34%. Rosso In generale, è il conto economico che non va. Il costo del lavoro incide pesantemente sul fatturato: 72% in Serie A, 62% in Premier e Liga, 52% in Bundesliga. E nel 2009-10, 14 club italiani hanno fatto registrare un risultato operativo negativo, contro gli 11 dell'Inghilterra, gli 8 della Liga e i 2 della Bundesliga. Nella scorsa stagione 11 club italiani su 20 hanno registrato a bilancio un risultato operativo negativo. In Bundesliga solo 2.