La penna degli Altri 26/04/2011 11:19

Totti, classe e poesia in una Roma sprecona

CORSPORT (L. CASCIOLI) - H
a destato impressione la qualità del gioco espresso dalla Roma nella gara contro il Chievo. Lodevole l'impegno collettivo, efficace la spinta, numerose le occasioni da gol. Il tutto per maturare solo un avaro vantaggio minimo, rimasto in bilico sino alla fine. Nel frattempo in settimana era successo di tutto, come avviene spesso da queste parti quando il granitico consenso del pubblico accenna a franare. C'era stata la stupida aggressione a Menez ed era stato incollato un terribile striscione luttuoso sulla foto della Roma, per annunciare che lo spettacolo espresso da quel la squadra era vietato ai minori di novant'anni. Ma i tifosi sabato scorso, nonostante tutto, non si sono annoiati. L'esuberante infantilismo calcistico di Menez ha meritato nuovi applausi, mentre Vucinic raggiungeva livelli ormai inarrivabili nel tentare sempre il difficile, sbagliando sistematicamente il facile.

Che fare di questi due gio catori, che sono ormai l'emble ma dei limiti ma anche delle potenzialità inespresse della Roma? La loro genialità sugge rirebbe di inserirli in una squa dra provvista di maggiori equi libri tattici. La loro sregolatezza consiglia invece di liberar sene. Gli affondi di Menez, sempre inafferrabili quando parte, si fanno via via più com plicati man mano che il fran cese si avvicina all'obiettivo della porta avversaria, per scoppiare poi quasi sempre co me bolle di sapone. E Vucinic è un attaccante unico nel dare profondità alle azioni offensive, facendosi trovare sempre li bero, sempre in grado di creare superiorità numerica, ma an che stavolta si è presentato più volte in tuba e marsina davan ti al avversario, per poi finire in mutande. I tifosi, dapprima furibondi, si son fatti addirittura com prensivi di fronte alla dimensione planetaria della sua sfortuna. Insomma una Roma bella ma pasticciona e, come al solito, con le ma ni bucate. Questi dinamitardi gial lorossi devono sparare ogni vol ta almeno dieci cannonate per centrare un bersaglio. 

E ciò avviene nonostante che stia giocando un calcio così bello da non sembrare verosimile in un giocatore che si diceva avviato sul viale del tramonto. E' davvero scoraggiante che dalle sue geniali proposte di gioco se ne ricavi tanto poco. A Montella va certamente il merito di averci riproposto un da Pallone d'oro e di aver ricostruito ancora una volta il morale di una squadra in disarmo. E' questo il suo lavoro, e lo sta facendo bene. Ma con un del genere Ranieri sarebbe ancora al suo posto, se avesse saputo trovare la leva per restituire al capitano l'orgoglio e il vigore, senza fargli smarrire l'allegra voglia di vincere che lo rende eterna mente giovane. Grazie alla sua classe abissale, si è creato un personaggio poetico, che ama e continua ad amare la sua Roma come ognuno di noi ama la mamma. E' per questo che i suoi tifosi non lo vedono come capitano, lo sentono co me fratello.