La penna degli Altri 22/04/2011 09:45

La Roma all’americana e quella all’amatriciana


La Roma non trova pace, nonostante la svolta storica - con la fine della quasi ventennale era Sensi e l’approdo della cordata a stelle a strisce - che è per ora una sfilza di numeri e percentuali. Negli ultimi anni quella di Trigoria è stata una società in grave perdita, una sorta di carrozzone che è andato avanti facendo salire figure di ogni genere. Nei numeri del due diligence report per l’advisor Rotschild, incaricato di vendere l’As Roma, si evince come in 5 anni sono stati firmati oltre 400 contratti. E che esistonodecine di creditori come Gabriel Batistuta o l’ex Brozzi (pronto a parlare del suo contenzioso con i nuovi proprietari Usa). Non si spiega come da una perdita annua di unmilione (nel 2009) si sia arrivati a quasi 40 in due anni. Insomma, il rischio era il fallimento del club.

Evidente che la trattativa con gli americani-l’unica adisposizione di Unicredit nonostante le voci di offerte da tutto il mondo-fosse più complicata del previsto. Lo hanno dimostrato le due «maratone» romaneequella finale a Boston. Ci vorrà uno sforzo titanico per rimettere in sesto la società e siccome gli americani sono uomini d’affari, vorranno portare a termine il loro progetto e magari raccogliere i frutti in tempi brevi. Saràun’avventura tutta da scrivere. Da quanto emerge dal patto parasociale firmato la scorsa settimana e ora sottoposto al vaglio della Consob (che ieri ha convocato la società giallorossa per un chiarimento sui dati allarmanti circolati in questi giorni), tra Unicredit e cordata americana verranno tirati fuori 125 milioni (35 di aumento di capitale iniziale, almeno altri 50 per un’ulteriore o più di una ricapitalizzazione, 40 di finanziamento - sarebbe meglio definirlo un regolare prestito operativo - della banca per il mercato). A questi vanno aggiunti i 70,3 milioni necessari per l’acquisto del 67% della società, compresi il marchio e il centrosportivo di Trigoria e le risorse necessarie per portare a terminel’opa (altri 30milioni se l’adesione sarà al 100%).

« One, two, three, four, America me senti...? », la battuta all’Alberto Sordi di domenicadel patron della Lazio Lotito, che segue con interesse le vicende dei cugini. «Tutti pensano: arriva quello ricco e risolve tutti i problemi - ha aggiunto il numero unobiancoceleste-.

Male somme che sono circolate finora servono solo a ripianare i debiti, poi verrà lanciatal’Opa alla qua Thomas DiBenedetto, nuovo presidente della Roma, è nato a Boston nel 1950 ed è stato dirigente dei Red Sox di baseball le nessuno aderirà. Probabilmente dovranno vendere dei giocatori e sostituirli con altri. Non dimentichiamo che dal 2012 bisognerà iniziare a confrontarsi con il fair play finanziario, varranno dunqu e le capacità gestionali: riduzione dei costi, quindi minimo sforzo e conomico, incremento dei ricavi, ovvero massimo rendimento. Nell’immaginario collettivo l’arrivo degli americani comporta managerialità, ma la loro competenza si scontrerà con la realtà italiana nella quale la legge sugli stadi è ferma da mesi nelle commissioni delle camere e c’è pocatutela su marketingemarchio».

Già, lo stadio. Secondo i bene informati DiBenedetto e soci lo vorrebbero da 45.000 posti e costruito in tre anni: l’area individuata (zona La Massimina, Aurelia, facilmente raggiungibile dal Gra e dal trenino metropolitano) sarebbe quella che già piaceva ai Sensi, il cui progetto tramontò. Utopia? Probabilmente sì. Intantoc’è darimetterein sesto la squadra, che rischia di restare fuori anche dall’Europa di seconda fascia, proprio mentre la Lazio si ritrova in piena zona . Giocatoriconlavaligia pronta (da Vucinic a Menez passando per la bandiera ), giocatori in arrivo (Buffon?, Diarra?). Allenatore da cercare (Montella non sembra convincere gli americani,
resta un sogno come Guardiola).

Al nuovo ds e in seguito a Franco Baldini, cavallo di razza di ritorno a Trigoria dopo il divorzio con i Sensi (un altro errore della famiglia), il compito di ricostruire il progetto tecnico. Agli americani quello di riavvicinare i tifosi allo stadio (per ora e per molti anni ancora l’Olimpico): numero di abbonati crollato del 60 percento in otto anni, media spettatori in calo del 20. Impresa difficile nel medio termine, ancheper lo scetticismo (giustificato?) generale.

 

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