La penna degli Altri 30/04/2011 11:59

Hulk, Falcao e l’allegria. Il calcio imprevedibile della banda Villas-Boas

Proprio così: perché tra la recente uscita dell’iPad 2 e l’attesa per l’iPhone 5 è esplosa la moda del Mou-2, cioè di Villas-Boas, ex secondo dello Special One, ultima

applicazione per divertirsi in panchina, con gol, applausi e un futuro da conquistare.
E così in un colpo solo lo special brizzolato diventa quasi antico e perfino il giovane fenomeno quarantenne Pep un po’ datato, visto che coi suoi 33 anni il rampante Andrè è pronto a rottamare passato e presente grazie alla sua faccia da ragazzo belloccio e al suo Porto, ormai in finale di Europa League dopo un 5-1 rifilato ai gialloni del Villareal, quelli di Giuseppe Rossi. Nei giorni della grande polemica - Real, dell’assolo della pulce azulgrana visto e rivisto in tv, di un calcio che si ripete preparando una finale (- Manchester) fotocopia di quella di due anni fa, chi ama il pallone e guarda all’estero con sempre maggiore passione può divertirsi a immaginare la corsa dei portoghesi bianchi e blu (13 vittorie in 15 partite in Europa), quelli del Dragao, quelli che hanno vinto lo scudetto con cinque giornate di anticipo (25 vittorie e 2 pareggi).



Quelli che giocano corti, col e la difesa altissima, rischiando molto e segnando moltissimo. Anche perché Falcao è uno capace di mandare i portieri in analisi. Quattro reti nella porta del Villareal, 19 in totale in Europa (superato il mitico super brindellone Jardel).
Un colombiano, Radamel Zarate, classe ‘86, figlio di un difensore di ottimo livello che adorava quel genio del calcio brasiliano divenuto a suo tempo re di

Roma. E così ecco un nuovo Falcao, ragazzo veloce che l’ sta per prendersi per 20 milioni. A

meno che, dopo l’esplosione europea, altri club non piombino sull’attaccante di Villas-Boas, lui stesso sogno di tanti. Il tecnico dice: «Gioco la qui», per provare a ripetere l’impresa di Mourinho, che trascinò i dragoni dentro sogni imprevisti. Il tecnico ammette anche l’esistenza di una clausola di rescissione sul suo contratto, che scadrà nel 2013. La cifra: 15 milioni di euro. «Sì, esiste». ha detto ieri. Insomma, chi vuole Andrè subito si deve svenare tanto, così tanto che alla fine perfino Mou ti sembra quasi un low-cost. Ma è di questo che il calcio ha bisogno: novità. Facce nuove, personaggi cool, che funzionino in tv e che, soprattutto, illudano


il popolo del tifosi sul fatto che ogni tanto in questo mondo in mano ai soliti potenti possa accadere qualcosa di imprevedibile, una sorta di improvvisazione pronta a cancellare un copione più o meno già scritto.

Insomma,non solo e Rooney, ma anche Fernando e Garìn, Falcao e Hulk, che in realtà si chiama Givanildo, ma è ormai noto col soprannome che gli hanno dato per la somiglianza con l’eroe dei fumetti:

gente che corre per farsi notare nella massa della middle classdell’Europa di quelli bravi ma non bravissimi, ricchi ma non ricchissimi.


Lì dove i talenti veri passano e prima di andare altrove provano a lasciare il segno. Lì dove Villas- Boas vorrebbe ripetere le gesta di Mou, prendendo però le debite distanze per rimarcare nomi e paragoni. «Io sono un allenatore normale che ama il gioco offensivo. Non chiamatemi il nuovo Mou. Il mio maestro è Bobby Robson». Tutto vero. E la storia è appena iniziata.

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