La penna degli Altri 08/04/2011 11:05
D'Amato: «Così ho scoperto Vincenzo e Totò»
TALENT SCOUT - Parliamo di Lorenzo DAmato, 57 anni, dipendente del ministero della difesa, ma con un sesto senso non comune per i talenti calcistici. Lui, coordinatore dellarea tecnica dellUSD San Nicola e osservatore dellEmpoli, Montella e Di Natale li ha visti giocare da bambini. « Vincenzo si presentò da noi nel 1982. Voleva fare il portiere. Poi un giorno lo vidi fare dei numeri con i piedi e lo sgridai perché un portiere deve pensare a diventare bravo tra i pali non con i piedi. Un giorno decisi di provarlo in attacco per un paio di partite. Risultato: Vincenzo non si presentò per dieci giorni agli allenamenti. Parlai con il padre e lui mi disse, che il ragazzo voleva giocare in porta, che si doveva divertire e che non doveva diventare un calciatore a tutti i costi» . Comè andata lo sappiamo tutti.
FUORICLASSE - Nessun equivoco invece sulla vocazione di Antonio Di Natale. «Quello che gli vedete fare oggi, lo faceva già da ragazzino. Una volta segnò un gol direttamente da calcio dangolo. Così lo portai da Silvano Bini, allora direttore generale dellEmpoli e da Fabrizio Lucchesi e gli dissi: Questo ragazzo è un fuoriclasse. Per quanto riguarda il campo mi prendo tutte le responsabilità. Per quello che combinerà fuori dal campo invece ve la dovete vedere voi» . Fu così che dopo due mesi Di Natale fuggì dal ritiro dellEmpoli e tornò a casa, dove rimase per sette mesi prima che la squadra toscana decidesse di nuovo di puntare su di lui. Un carattere particolare quello di Di Natale, più volte inseguito in giro per lItalia da DAmato che ricorda: «Ce ne ha fatte passare di tutti i colori. Ogni tanto mi diceva: ricordatevi che il mio piede destro vale un miliardo, ma il sinistro ne vale due» .
GOLEADOR - Più pacato Montella, «un duro con la faccia dangelo» come lo definisce DAmato. «Ricordo una finale del campionato Giovanissimi. Perdevamo 1-0 a fine primo tempo. Vincenzo nellintervallo mi disse che gliene avremmo segnati due nella ripresa e andò proprio così» . Differenze caratteriali, ma anche tecniche. «Montella è stato più goleador, Antonio è più un fantasista ». Un Montella che, abbandonati i gol, fa lallenatore. «Lo ha sempre fatto, anche da piccolo. E giovane, ma potrebbe diventare il Guardiola del calcio italiano« . E i nuovi Montella e Di Natale? «Ci sono tanti ragazzi bravi in giro. AllEmpoli ne abbiamo dodici, alla Roma abbiamo portato Piscitella, ma non ci fermiamo mai. Ho appena finito di vedere una partita e domani parto per Reggio Calabria » . Alla ricerca dei bomber del futuro.