La penna degli Altri 29/03/2011 12:30
Un (italo)americano alla Roma
Quattro sorrisi e poi di corsa verso lhotel Excelsior, ma solo per poggiare la borsetta prima di incontrare i responsabili di Unicredit e trattare e trattare e trattare. Si parte, via al botta e risposta: ore e ore in puro stile fantozziano a discutere di cavilli e altre questioni di carattere prettamente economico. Le idee del magnate sono chiarissime: vuole Carlo Ancelotti in panchina (in Inghilterra danno il suo arrivo nella capitale per certo), vuole uno stadio nuovo, più moderno, vuole da subito mettere a posto i conti per strizzare locchio ai severissimi parametri imposti dal fair-play finanziario. Montella? «sta facendo bene - dice alla Gazzetta - è stato un grande centravanti».
Abete, attentissimo presidente federale, lo accoglie alla grande («Con DiBenedetto comincia una nuova avventura. Vedremo quale sarà la capacità di intervenire per dare stabilità alla società, con progetti e prospettive. In ogni caso è importante affluiscano in Italia capitali da altri paesi»), a Petrucci - presidente del Coni - invece girano i 5 minuti: «DiBenedetto non è ancora formalmente il presidente della Roma e il mio pensiero in questo momento è rivolto alla famiglia Sensi, che è stata ringraziata poco. Già leggo di progetti grandi e diversi dal passato. I Sensi hanno vinto tanto, noi dimentichiamo in fretta. Lo stadio di proprietà? È la strada giusta... purché venga fatto: DiBenedetto non è partito col piede giusto, rispettiamo lOlimpico».
Tiratona dorecchi allelegantissimo - si fa per dire - Thomas, che nel frattempo saffaccia dalla finestra dello studio legale Grimaldi & associati (tipo Papa) e subito dopo torna a far di conto. I tifosi, intanto, sognano: in arrivo 5 o 6 giocatori per rendere la Roma squadra di primissimo livello, capace di lottare sempre per lo scudetto. I nomi son sempre gli stessi: Pirlo, Ambrosini, ma anche Buffon, qualcuno osa dire persino il fortissimo Sanchez o Pastore. Se Ancelotti sarà, Ancelotti deciderà.
Ma prima tocca attendere la firma ufficiale e lattesissima conferenza stampa di presentazione del progetto. Oggi? Domani (ultimo giorno buono, salvo ulteriori, strane concessioni)? Si vedrà. Di sicuro non ieri, perché dopo otto ore di fitte chiacchiere a parlare di Opa, antitrust e testi condivisi, alla Grimaldi, stremati, hanno apparecchiato: tutti a magnare. Col magnate, ovvio.