La penna degli Altri 14/03/2011 09:31

Roma cinque e lode. Totti ritorna padrone e conquista il derby

In poche ore Montella è riuscito a resettare la mente dei suoi giocatori e li ha presentati nel migliore dei modi per un derby che, se perduto, poteva far precipitare la Roma in una crisi irreversibile. Al contrario, Reja non è riuscito a preparare bene la gara e poi l’ha gestita in modo anche peggiore, sbagliando tutti i cambi. La personalità non si compra al mercato e se la sua Lazio ha perso 4 derby su 4 un motivo ci sarà. Con quello sul conto di Ballardini— l’andata del campionato scorso — sono cinque le vittorie consecutive della Roma e in à sono già partiti due tormentoni che dureranno a lungo: la manita, cioè la mano aperta con le cinque dita a segnalare le cinque vittorie e le magliette già vendute fuori dallo stadio Olimpico con la scritta «Give me five!»

Nella Roma ci sono stati due dominatori, altamente simbolici: e Pizarro. Il cileno, recuperato da Montella dopo l’ostracismo di Ranieri, è stato il centro di gravità permanente del gioco. Il capitano ha fatto di tutto: è tornato al gol che, nella stracittadina, gli mancava dal 23 ottobre 2005; ha sfoderato una nuova maglietta con dedica per Ilary («6 sempre unica» ); ha fatto impazzire di rabbia i giocatori della Lazio facendo scorrere il tempo nei minuti finali vicino alla bandierina del corner; ha dedicato la vittoria alla famiglia Sensi, che lascerà la presidenza nei prossimi giorni, come ufficializzato da Rosella Sensi a fine gara: «Da presidente in fase di uscita mi sento onorata di aver potuto guidare questa squadra e questi ragazzi nel nome della mia à. È l’ultimo derby da presidente e non posso non dedicarlo al presidente, mio padre, Franco Sensi» .

A Boston, davanti alla tv, il prossimo presidente giallorosso Tom DiBenedetto ha capito quanta passione ci sia dietro un derby vinto: «È stata una bella partita: ho visto lo spirito giusto, la voglia di sacrificio e la disponibilità di tutti i giocatori. , in particolare, ha dimostrato quanto possa fare la differenza» . La Lazio è sembrata paralizzata, per l’ennesima volta, davanti all’occasione di dare un colpo da k. o. calcistico all’avversario. Dove serviva la personalità, i laziali ci hanno messo soltanto l’isteria nel finale di partita, con la doppia espulsione di Radu (assurda testata a Simplicio a gioco fermo) e di Ledesma (proteste dopo la concessione del rigore del 2-0, per altro il migliore di una squadra irriconoscibile come la sua maglia da gioco che ricordava quella della Pro Patria o dei Queens Park Rangers).

Reja e il presidente Lotito si sono molto lamentati, a fine gara, perché avrebbe provocato gli avversari perdendo tempo nel ritardare ad arte la battuta di calci d’angolo e punizioni. È vero che, dall’ 84’ all’ 89’, praticamente non si è giocato, ma la colpa principale è stata del gesto violento di Radu, che ha fatto perdere almeno due minuti tra rissa ed espulsione.