La penna degli Altri 16/03/2011 10:35

Rivoluzione in panca da Guardiola e Klopp al trendy Villas Boas

PREDESTINATI - Sono sfrontati, irrive­renti, se ne fregano delle gerarchie: è questa la loro forza. Soprattutto: osa­no. Sembrano sub-adulti, principianti allo sbaraglio, invece impongono nuo­ve filosofie, vincono, spostano confi­ni, portano a casa trofei. Hanno l’età micidiale tra il prima (giocavo) e il do­po (e mo’ che faccio?), gravitano at­torno ai fatidici quaranta, se si guar­dano attorno vedono che alcuni loro coetanei ancora la sfangano in cam­po. Ieri allenavano i ragazzini (Mon­tella) e oggi vincono i derby della re­surrezione, ieri andavano a lezione dal maestro con il taccuino degli ap­punti in mano (Villas Boas con Mou­rinho) e ora battono ogni record in Portogallo: +13 dal Benfica secondo, 21 vittorie, 2 pareggi e sconfitte in nu­mero di zero.

L’ex assistente tattico di Mou è il pezzo pregiato della vetrina mercato: non ha mai giocato a pallone (e a che serve?), l’anno scorso l’hanno chiamato per salvare l’Academia Coimbra e lui ha eseguito. Quest’anno va in carrozza, e col pilota automatico. Gioca con il , il Porto ha una di­sciplina tattica ferrea: si muovono co­me in Fifa 2011, e vincono sempre. Villas Boas è giovanissimo, 33 anni, eppure dentro è un vecchio allenato­re: era il ‘94, Bobby Robson allenava il Porto e quando tornava a casa la se­ra trovava dei bigliettini con consigli e indicazioni tattiche. Sbuffava, il vec­chio saggio Bobby, cestinava i bigliet­tini e andava a dormire. La mattina dopo, quando incontrava quel rompi del ragazzino, lo liquidava in fretta: certo, li ho letti, bravo, eh, sei bravo, farai strada, ciao ciao. Aveva 17 anni, il Villas Boas che qualche anno dopo cominciò ad allenare le giovanili del Porto e poi diventò l’ombra di Mou al Chelsea e all’Inter.

EMERGENTI - Il più vecchio dei giovani, e anche il più vincente, il più accredi­tato, insomma il migliore è sempre e comunque Pep Guardiola, fresco qua­rantenne, un sognatore che ha imma­ginato il futuro e ha detto ai suoi: an­diamo a prenderlo. Il suo è il punto di riferimento per tutti, gio­vani e vecchi, babbioni e nerds; è il so­le attorno a cui ruota l’universo del pallone. Ma Pep è unico, il una stella cometa, e non si può passa­re la vita a naso all’insù. E’ la Liga il campionato che vanta più tecnici emergenti. Sono quattro, Guardiola incluso, gli Under 40. C’è Luis Plaza, 39 anni da compiere, siede sul­la panchina del Levante, metà classi­fica, allena da dodici anni: ne aveva 27 quando il suo menisco disse basta, e lui obbedì. C’è l’argentino Mauricio Pochettino (Espanyol), un tipo tosto, si fa aiutare da uno psicologo, se non inciampa quest’anno un posto in Eu­ropa League non glielo toglie nessuno. E c’è soprattutto Unai Emery: il suo Valencia viaggia che è una meraviglia e dietro le grandi - e Real - ci sta lui. La Spagna detta legge anche in Inghilterra: il più giovane della Pre­mier League è Roberto Martinez del Wigan, 38 anni, catalano di Balaguer.

VINCENTI - In Bundesliga comanda il Borussia Dortmund del bizzarro ma geniale Jurgen Klopp (43 anni), nella Liga primo è il di Guardio­la (40), in Italia avanti il Milan di Max Allegri (43) a seguire l’Inter di Leo­nardo (41), in Portogallo - si è detto ­c’è il Porto di Villas Boas (33), in Francia il Marsiglia di Deschamps (42) lotta per il titolo, in Danimarca l’Fc Copenhagen di Stale Solbakken (43) ha messo il titolo in ghiaccio e se la gioca in , in Ro­mania continua a sorprendere il pri­mato dell’Otelul di Dorinel Munteanu (42), il campionato svizzero è in mano al Basilea di Thorsten Fink (43), e in­fine, in Scozia, il Celtic allenato da Neil Francis Lennon (39) sta davanti a tutti. Sono giovani, vincenti. Si sono dimenticati di essere stati bambini. O forse no. Che ne dite di Leonid Slutski, quarant’anni da compiere, tecnico del Cska Mosca che quando sta in panchi­na si dondola come fosse sull’altale­na? Per questa generazione di quaran­tenni il campo è un parco giochi, que­sta è la verità. 

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