La penna degli Altri 04/03/2011 09:30
Le 'bombe' di Ranieri
IL MESSAGGERO (S. CARINA) -
Ranieri atto secondo. Dopo aver scelto di parlare alla platea televisiva del Tg1, lex allenatore della Roma concede il bis al settimanale lEspresso. Curiosità vuole che anche stavolta lintervista arrivi alla vigilia di una gara di campionato. Il tecnico esordisce ironizzando sullimpegno della squadra dopo il suo addio: «E io sarei lincompetente. Quando sono arrivato era ultima in classifica. Dovè la verità?». Quella potrebbe forse regalarla la classifica: dopo il secondo posto dello scorso anno (per il quale ha ricevuto gli elogi che meritava, ndc), la Roma nel momento delle sue dimissioni era ottava in campionato, reduce da 4 sconfitte consecutive (con 14 gol subiti) e con un piede e mezzo fuori dalla Champions. Ranieri è poi sibillino sullatteggiamento tenuto dal gruppo. In un primo momento, a domanda diretta, esclude «che i ragazzi abbiano giocato contro». In seguito, parlando di Pizarro, la sensazione che se ne ricava è lopposta: «Più lo difendevo dandogli tempo di recuperare e più trovavo insinuazioni sui giornali. Siccome non sono unidiota lho preso da parte e gli ho chiesto se avessi commesso un torto. Lui mi ha risposto di no. Lo ha fatto senza guardarmi mai negli occhi. Che le devo dire? Io sono diverso per me la sincerità è fondamentale».
Al punto che stavolta a differenza di quanto detto in passato ammette come le voci societarie «abbiano influito molto sullannata. Hanno confuso lambiente, facendo perdere di vista lobiettivo». In versione schermidore continua a dare stoccate dirette e non: «Borriello? Voleva giocare sempre ma non è che al Milan fosse costantemente titolare. Totti? E la bandiera della Roma ma nello spogliatoio è molto più solo di quanto si pensi. Burdisso? Mi è rimasto nel cuore. Una volta mi disse che ci si allena come si vive: lui sì guardandomi negli occhi». Capitolo a parte merita la preparazione atletica: «Era semplicemente avveniristica. Ma quando non conosci un argomento e sproloqui a convenienza, malafede o pigrizia, ragionare su cambi di direzione o tecniche anaerobiche è patetico. Capanna, il preparatore atletico, è un luminare. Le faccio una domanda (rivolgendosi al giornalista, ndc): Perché nella Roma, da Taddei a Brighi, passando per Mexes, Riise e Perrotta, correvano sempre e solo i soliti?». Tradotto: Taddei, Brighi, Mexes, Riise e Perrotta correvano, gli altri no. Quali le cause? Forse quelle che aveva elencato in precedenza: «Non ho nessun rimpianto, ho peccato di generosità. Ero stato chiaro con il gruppo quando dissi che se non avessero corso tutti, non saremmo arrivati da nessuna parte. Con invidie, antipatie, gelosie e cura ossessiva del proprio orticello, non avremmo fatto strada. Ma non cè peggior sordo di chi non vuol sentire». Passerella finale sul contratto: «Me lo avevano garantito sia la Sensi che Unicredit. Linvestitura sul mio futuro sarebbe stata soprattutto un segnale per la squadra. Anche perché quando 20 persone sanno che sei in bilico...». Chissà cosa penserà di queste ultime parole Reja, in scadenza a giugno, ma a sorpresa in zona Champions con la Lazio.