La penna degli Altri 30/03/2011 12:26
La verità di Rosella Sensi
Stessa passione «Dico ai tifosi della Roma di continuare a sostenere la squadra dice la presidente Sensi di avere la stessa passione di sempre, anzi, ancora di più» . Almeno la stessa che lanno accompagnata nei suoi 944 giorni da presidente della Roma, dal 28 agosto 2008 al 30 marzo 2011, quando la vendita sembra essere ormai ad un passo. Rosella sa bene di lasciarsi dietro una scia di critiche che, probabilmente, metterà ancora mesi per assimilare, ma dovrà farsene una ragione. Come sempre accade, sarà il tempo a fare giustizia ed a valutare gli errori commessi ce ne sono stati diversi e le cose positive. Mille volte di più «Premesso che a volte si può sbagliare, sono convinta che abbiamo fatto tanto e anche molto bene dice la Sensi. I successi ottenuti non sono banali. Soprattutto chi vive a Roma sa quanto sia difficile raggiungere quegli obiettivi in una città difficile e tanto passionale. Uno scudetto a Roma ne vale mille da unaltra parte» . Verità o luogo comune? Di certo a Napoli, Palermo, Firenze o Bari direbbero la stessa cosa, ma dinanzi agli atti di fede ci sinchina e si lascia correre. Di sicuro, però, Rosella dice la verità quando parla del suo rapporto da presidente donna con i calciatori. «Sicuramente non sono mai entrata negli spogliatoi senza bussare scherza . Generalmente il rapporto è stato buono, soprattutto con i giocatori assieme ai quali sono cresciuta» . Primo fra tutti Francesco Totti, che non ha mai mancato di fare il suo apporto morale a Rosella, ricevendo negli ultimi tempi anche qualche critica per questo.
Futuro da scrivere Adesso, però, forse è arrivato il momento di mettersi tutto dietro le spalle, perché cè da inventarsi un futuro. In Lega Calcio a Milano dove era anche ieri dicono sempre più spesso che Rosella Sensi punti a diventare presidente. Possibile? Possibile, senza che questo significhi probabile, anche perché le ambizioni sono tante. Al di là di questo, comunque, la Sensi guarda anche a professioni più normali, che magari si riallacciano a sogni fatti da ragazza, quando la Roma non era allorizzonte se non in quello domenicale, che si consumava nei novanta minuti di tifo e nel tempo necessario per metabolizzare il risultato, bello o brutto che fosse. «Se non avessi ereditato la società da mio padre avrei avuto voglia di fare la giornalista confessa . Ora vorrei provarci, magari solo per passione e curiosità» . Domanda inevitabile: lattira il giornalismo sportivo? «Perché no? Dopo esser stata dallaltra parte, forse ci proverei» . Unambizione intrigante, ma che va chiosata con adeguate istruzioni per luso: il nostro mondo può essere anche più feroce di quello del calcio. Attenzione agli squali.