La penna degli Altri 07/03/2011 11:27

L’uomo delle imprese impossibili si chiamava Falcao

Il brasiliano supera però il Bomber 2-1, per le reti siglate lontano dall’Olimpico, è lui il nume tutelare a cui tifosi e calciatori giallorossi possono ispirarsi per realizzare un’impresa che scriverebbe una delle pagine più gloriose della storia di questo club. Ma andiamo con ordine, il suo primo gol europeo (ed ufficiale), Falcao lo rifilò al Karl Zeiss Jena il 17 settembre 1980. Si trattò di un gol da extraterrestre, di quelli che spesso riescono a Mirko Vucinic. Paolo saltò di almeno un metro e mezzo, agganciò il pallone di petto e lo accompagnò in avanti mettendo fuori causa il suo avversario diretto, poi, quando ancora la palla non aveva ancora toccato terra, colpì con il collo del piede , scaraventando in rete. Di Bartolomei (quel giorno con la maglia numero otto sulle spalle), se lo prese in braccio e lo portò in trionfo.

Un bis strepitoso arriva negli ottavi di finale della Coppa UEFA dell’anno di grazia 82/83. Siamo negli ultimi minuti della gara che si prepara all’appendice dei tempi supplementari. “Il Divino”, servito magistralmente da Conti, addomestica di petto e lascia partire un bolide di una violenza impressionante che consegna il passaggio ai quarti della Roma. Quarti di finale che vedranno i futuri campioni d’Italia, distratti dalla lotta scudetto, affrontare l’agguerrito Benfica di Sven Goran Eriksson. Nella gara d’andata ai portoghesi gira tutto per il verso giusto e la Roma si trova a scendere a Lisbona (dove gli uomini di Liedholm indosseranno una inedita variante della maglia Patrick che non sarà mai più riproposta) dovendo recuperare il passivo di 2- 1 subito all’Olimpico. Che non era aria di fanfare si capisce già al 4’, quando Bruno Conti non riusciva a concretizzare una grandissima occasione da rete. A completare il quadro ci si mette anche l’arbitro, l’ungherese Palotai che sorvolerà su due falli da rigore in favore della Roma (cosa che Viola farà notare anche al presidente del Benfica Martinez nel dopopartita). L’ultimo ad arrendersi è proprio Falcao, che a cinque minuti dalla fine riapre il discorso qualificazione portando il punteggio sull’1-1. La rete nasce da una bella fuga dalla destra di Chierico, con il numero cinque della Roma che appare in area come un fantasma e batte a rete, senza che Bento abbia potuto muovere un muscolo. Purtroppo la prodezza non sarà seguita dal miracolo finale, visto che l’unico sussulto che si registra fino al triplice fischio finale, sarà l’espulsione di Maurizio Iorio.

Il capitolo finale della nostra saga si registra a Sofia, il 19 ottobre 1983, negli ottavi di finale della Coppa dei Campioni. La Roma era arrivata in Bulgaria accolta da una enorme curiosità, tanto che l’allenamento della squadra giallorossa, allo Stadio Narodna Armia, aperto al pubblico, era stato seguito da 5000 tifosi. A rendere incandescente la vigilia concorsero anche le minacce ricevute dai giocatori del CSKA (tutti militari), dai vertici dell’esercito. Nei sedicesimi di finale, i bulgari, avevano affrontato una squadra cipriota, e nella gara in trasferta avevano trascorso la vigilia a bere qualche birra di troppo, riuscendo a qualificarsi, ma perdendo 4-1. Se non volevano subire severe conseguenze, insomma, dovevano battere la Roma. Ne seguì una partita aspra, combattuta allo stremo e che nel primo tempo vide una supremazia dei padroni di casa. Nella ripresa, a sbloccare il risultato ci pensò ancora una volta Falcao, che in diagonale concluse un’azione corale e batté Velinov, spianando alla Roma la qualificazione ai quarti.

L’avventura europea di Falcao con la Roma si concluderà il 7 novembre 1984 in Galles, contro il Wrexham. Quel giorno Paolo non segnò, ma in compenso salvò sulla linea una conclusione di Gregor.