La penna degli Altri 11/03/2011 10:17
Fuffo tirò fuori apposta, Ago disse di no a Pruzzo
IL ROMANISTA (M. IZZI) -
Da Donetsk arriva leco di un aneddoto depoca che riguarda Roberto Brontolo Pruzzo. La fonte, autorevolissima, ha ricordato di come negli anni ruggenti della Roma, il bomber assillasse Agostino Di Bartolomei per poter battere i calci di rigore. Ago, chiarì con virile cameratismo che non era il caso dinsistere e la questione venne definitivamente risolta alla prima doppietta di Roberto con una battuta del capitano: «Lo vedi che segni anche senza rigori!». Questa strepitosa chicca si è tramutata nei malvagi disegni della redazione del Romanista, nella richiesta di un articolo su tutti i bisticci legati ai calci di rigore. In effetti i penalty stanno al romanista medio come una bustina di zucchero ad un diabetico. Anche se, ad essere sinceri, i primissimi flash che mi vengono alla mente sono tuttaltro che dolorosi. Il primo riguarda nientepocodimenoche sua maestà Fulvio Bernardini. Il 6 gennaio 1935, ad Alessandria la Roma vince largamente. Larbitro Caironi decreta un calcio di rigore, che a detta del capitano della Lupa: proprio non cera.
Fulvio, maestro di calcio e di correttezza, spedisce di proposito la sua battuta allaltezza della bandierina del calcio dangolo. Poetico ma con risultati nefasti. Fulvio ammonito e calcio di rigore da ribattere. Solo che questa volta. Frisoni toglie il pallone dalle mani di Fuffo e sbatte la palla in rete. Altro episodio riguarda unamichevole del novembre 1983 contro lOstiamare. Sul 5-0, Di Bartolomei indirizza il pallone verso la tribuna per regalare il pallone ai tifosi meno poetica, meno divertente, la discussione che si consumò nella finale di Coppa dei Campioni. Quel 30 maggio, sul taccuino di Nils Liedholm era finito il nome di Mark Tullio Strukelj. Qualcuno fece notare allo svedese: Ma quello è inglese, non può battere e la lista venne ritoccata. Altra storia tragicomica dagli undici metri è quella del grande, indimenticabile, Sergio Andreoli. Il 3 maggio 1942 contro la Triestina, in una partita delicatissima per la conquista dello scudetto, Sergio strappò il pallone dalle mani dei suoi compagni: «Lo batto io, è il mio compleanno». Inutile dire come andò a finire e quale fu la reazione di Schaffer. A margine del tutto cè Montella che ha ricordato le tirate di giacca con Francesco Totti,sempre per i maledetti tiri dagli undici metri