La penna degli Altri 10/02/2011 08:55

«Una Champions da protagonista»

Dal 2007 il brand è stato trasferito alla Soccer sas, una società in accomandita semplice, un particolare tipo di società di persone caratterizzato da due categorie di soci. La As Roma è il socio accomandante, cioè risponde delle obbligazioni limitatamente alla propria quota, possiede il 97,4%; la Brand management srl partecipata con pacchetti uguali da Dao Consulting Srl (di proprietà di Stefano Dealessi e Edoardo Ottaviani) e da Maria Cristina Sensi, è il socio accomandatario, al quale è riservata l’amministrazione e ha il 2,6%. Quanto al centro sportivo di Trigoria, il proprietario è Banca Italease, l’istituto di leasing del Banco Popolare, il quarto gruppo bancario italiano (guidato da uno dei più prestigiosi banchieri in circolazione, Pierfrancesco Saviotti, interista di fede e consigliere del club neroazzurro) che ha concesso una locazione immobiliare come società utilizzatrice alla As Roma real estate, controllata da Roma 2000, lo stesso padrone del club giallorosso. Come tutti i leasing, l’utilizzatore, cioè As Roma real estate ha un diritto di riscatto alla scadenza del contratto (fine 2020) dopo aver pagato le rate e il riscatto: in tutto 21,7 milioni, di cui gli ultimi 7, da versare a dicembre di quell’anno, come riscatto.

L’offerta di DiBenedetto prevede un prezzo pari al cosiddetto nav, cioè il valore della società al netto dei debiti. Complessivamente quindi fra il 67% della squadra, il marchio e Trigoria il prezzo di americani e Unicredit si aggira a 92 milioni circa, dei quali circa 55 milioni a carico di DiBenedetto & c, poco meno di 37 della banca. Passando di mano la maggioranza di una società quotata, in base alla legge Draghi, i nuovi acquirenti sono tenuti a lanciare l’opa sul 33% sparso sul mercato: il prezzo dell’offerta sarebbe stato stimato attorno a 40 milioni. Il prezzo definitivo dipende dal calcolo del valore dei titoli del club in un periodo di tempo precedente il varo dell’offerta. Per maggio, il 100% della As Roma dovrebbe essere detenuto dagli Usa e da Unicredit, secondo una tabella di marcia per la quale l’esclusiva di 30 giorni ai nuovi soci potrebbe finire a metà marzo. Quando partirà l’iter dell’Antitrust e della convocazione dell’assemblea per la nomina dei nuovi vertici (seconda metà di aprile). DiBenedetto dovrebbe essere il presidente. Il futuro. I nuovi padroni sono pronti a ricapitalizzare il club con 80 milioni in due tempi. Subito 40 milioni, in un secondo tempo - un paio d’anni - altra ricapitalizzazione da 40. Sempre che per esigenze specifiche, non si scelga di varare rafforzamenti patrimoniali in più tranche. Sempre per 40 milioni. DiBenedetto vuole giocare in per cinque anni. Ma il piano industriale ha obiettivi ambiziosi anche per le attività extracalcistiche. Il fatturato, come risulta nell’offerta, dovrebbe crescere nei prossimi cinque anni dagli attuali 130 a 180 milioni. Quattro i filoni di sviluppo: riempire al massimo lo stadio; potenziare il sistema di sponsorizzazioni e eventi (Trigoria polo di meeting); sviluppo del merchandising con una campagna di sensibilizzazione sul marchio per tenere alla larga i prodotti ”taroccati” e la rete internazionale sui vivai calcistici. Un programma ambizioso che DiBenedetto vuol sviluppare avendo al fianco Unicredit con cui sarà stipulato un ”patto”. «Le negoziazioni vanno avanti bene, sono sempre positivo», ha detto ieri Federico Ghizzoni. Ma negli accordi con gli americani spunta una novità: la banca si impegna a rimanere col 5%, dopo aver ”sindacato”, cioè ceduto il 35% a qualche altro partner sul quale dovrà esserci il ”gradimento” degli Usa: questa preferenza si manifesterà in relazione allo sviluppo dei business extracalcistico.