La penna degli Altri 22/02/2011 09:59

Tecnico Roma, ancora dimissioni

CORSPORT (A. MAGLIE) -
Sarà un caso, ma un caso che fa riflettere: gli ultimi sei allenatori della Roma sono andati via consegnando una lettera di dimissioni. Insomma, divorzi consensuali, alcuni astiosi, altri annunciati, altri ancora assoluta mente imprevisti, veri e propri «fulmini a ciel sereno», come avrebbe detto un noto pre sidente federale del passato. Claudio Ranieri è solo l’ultimo di una lista aperta da Fabio Capello. Gli estremi di un’éra che abbraccia un arco temporale di sette anni; estremi an che per le modalità dell’addio: Ranieri ha sa lutato signorilmente, con parole che sottoli­neano il rapporto d’amore tra lui e il club in cui è nato come calciatore; Capello andò via quasi nottetempo, inseguito dall’astio di una tifoseria che non aveva accettato il modo (improvviso) e soprattutto l’approdo (la ). 



«MAI BIANCONERO» - 
Lo diceva senza tentennamenti, l’attua le ct dell’Inghilterra. Eppure quando Antonio Giraudo e Luciano Moggi bussarono a casa sua, trovarono la porta spalancata. La Roma attra versava un momento compli dal punto di vista finan ziario, bisognava razionalizzare le spese, soprattutto con tenerle. La , invece, metteva a disposizione un portafoglio gonfio. Era una sera di maggio, di fine maggio. Presentò la lettera di dimissioni e andò via consegnando alla Roma un problema di non facile soluzione: la sua sostituzione. Un problema così complesso che la Roma non riuscì a risolverlo nel migliore dei modi finendo per imbarcarsi in una stagione ava ra di soddisfazioni e ricchissima di allenatori. Cominciò Cesare Prandelli. Aveva fatto bene a Parma, giocava un calcio bello, organizzato, allegro. Ma erano giorni terribili per l’attuale ct azzurro: la malattia della moglie, la scelta obbligata tra la famiglia e la profes sione. Cesare scelse la famiglia, probabil mente anche convinto da alcune difficoltà di rapporto con Cassano, inquieto Genio barese. Consegnò la lettera prima ancora del fischio d’avvio della stagione.



ATTERRA VOELLER - 
Il coro si alzava tutte le vol te che compariva sul terreno di gioco:«Vola, tedesco, vola, la curva si innamora». E lui, il tedesco con moglie romana, l’aereo lo prese per atterrare di nuovo nella Capitale. Rudi Voeller, straordinario centravanti, campione mondiale a Italia ‘90. Uno che nel cuore dei tifosi lasciava sempre un’impronta. Ancora da scoprire, come allenatore, anche se nel Mondiale del 2002 qualche qualità si era in travista: con una nazionale tedesca non esal tante (certo non paragonabile a quella di do dici anni prima) arrivò alla finale del torneo nippo-coreano. Vice-campione del mondo, alle spalle del Brasile di Ronaldo. Ma a Roma la fortuna non fu dalla sua parte: quattro partite di campionato e lette ra di dimissioni. Tornò in Germania, deluso, ma senza rancori. Più rancoroso, invece, sa rebbe stato l’addio dell’uomo che lo sostituì, Luigi Del Neri. Qualche mese prima lo aveva chiamato il Porto: nemmeno il tempo di concludere la pre parazione e la sua parentesi portoghese era già finita. Quando approdò a Roma, la gente aveva ancora negli oc­chi il calcio spettacolare del suo Chievo. Regalò poco spettacolo e molte delusioni.



L’ANTI-INTER - 
Incombeva Calciopoli, scom parve la e salì sul tetto d’Italia l’Inter. E la Roma era lì, unica antagonista. Prima con Spalletti, poi con Ranieri. Era bellissima, la squadra di Spalletti: giocava come non si era mai visto in Italia, una squadra europea, con un modulo «importato» dalla Spagna. Poi, al l’inizio della scorsa stagione, qualcosa si rup pe. Due partite e nuova lettera. Il resto è sto ria di oggi: la rimonta clamorosa di Ranieri, le grandi attese di agosto, le altrettanto gran di delusioni di febbraio. Ultima lettera, ulti mi ringraziamenti: per tutti, perché la classe non è acqua, nemmeno nei momenti in cui sarebbe più facile urlare la propria rabbia.