La penna degli Altri 19/02/2011 11:53
Lazio-Bari, Okaka prepara il suo derby
Questa volta il «ritorno » sarà brevissimo: appena il tempo per giocare contro la Lazio, per rientrare nel ventre dellOlimpico, per attraversare il sottopassaggio e poi di nuovo a Bari, ultima destinazione di questa sua elastica esistenza, di questo suo vasto turismo pedatorio. Per lui questa è molto di più che una trasferta, molto di più che una partita di calcio. Perché se per il Bari il derby è con il Lecce, per lui il derby è con la Lazio e non gli sarà possibile considerare la sfida di domani in altra maniera. Perché se è vero che Stefano è nato a Castiglione del Lago, è anche vero che aveva appena quindici anni quando arrivò a Trigoria. Era un ragazzino, ma fisicamente già un colosso. Tanti sogni, tante speranze, tante ambizioni. Probabilmente non le ha realizzate tutte perché su quellelastico la sua carriera è stata sempre in bilico, tra attese e realtà, potenzialità e realizzazioni concrete. Bari è lennesima tappa del suo viaggio alla ricerca di una affermazione piena, una pienezza fino ad ora mancata.
LULTIMO GOL - La sua allOlimpico sarà una giornata particolare, quasi una passione impossibile come quella dei protagonisti del film di Ettore Scola. Perché il suo obiettivo non è cambiato: giocare con la Roma, trovare uno spazio in quella squadra che lo prelevò dal Cittadella convinta dai suoieccezionali mezzi fisici. A Bruno Conti lo segnalò lex compagno Zibì Boniek. Una storia che si è sempre arrestata a pochi centimetri dalla perfezione. A volte la perfezione è arrivata oltre il tempo massimo, quando il dado era già tratto, il futuro già segnato. Ad esempio, quel pomeriggio di tredici mesi fa quando realizzò il suo ultimo gol sul terreno di gioco dellOlimpico.
La Roma aveva deciso di disfarsene: era arrivato Luca Toni e per Stefano non cera più posto. Nella sua ultima giornata giallorossa ( era il 31 gennaio) andò in campo contro il Siena. La squadra giallorossa, lanciata allinseguimento dellInter, bloccata dal piccolo club toscano. E sul filo di lana, quasi sul fischio dellarbitro spunto ilsuo tacco, forse non di «Allah» come quello di Madjer ma provvidenziale perché la rincorsa giallorossa non si fermò lì, anzi riprese vigore, insidiando lInter di Mourinho sino alla fine. Ma da quel momento, senza Stefano che se ne andò a Londra, per vestire la maglia del Fulham, allepoca allenato proprio da un ex interista, Roy Hodgson.
DI CORSA - Un gol, oggi, gli farebbe riaffiorare antiche emozioni. Non potrebbe essere diverso per un ragazzo sostanzialmente cresciuto a Trigoria, con il padre Austin. Per un attimo immaginerà di vestire ancora la maglia giallorossa ( che, comunque, a fine stagione, ritroverà). Si sentirà il « re » del derby, di un suo personalissimoderby, vissuto allepoca della Primavera, quando bruciava le tappe e tutti preconizzavano un grande futuro. Ad appena quindici anni in panchina per la prima volta con la Roma vera; più giovane goleador del Torneo di Viareggio. E poi questi climi da derby sembrano rinvigorirlo: appena arrivato a Bari ha consegnato la vittoria alla sua squadra con un gol al Lecce. Ci tiene a essere in campo. Dalla Puglia si è portato dietro un piccolo fastidio muscolare. E guarito, almeno così ha sancito ieri mattina lecografia. Si è allenato a parte perché in questi casi è meglio non rischiare. Ma lui vuole esserci: perché è la sua partita, perché per una volta può essere Profeta in Patria.