La penna degli Altri 03/02/2011 10:03

Aabar non c’è mai stato, ecco il giallo



COLPO DI SCENA Tarda mattinata di ieri. La Roma giallorossa si prepara a pascolare i cammelli degli sceicchi arabi in cambio di una faraonica campagna acquisti. Poco dopo mezzogiorno, una smentita ufficiale riporta i romanisti alla realtà. Aabar Investments PJSC, il fondo controllato dal governo di Abu Dhabi, non è in corsa per il club. Peggio: non lo è mai stato. Lunedì, il suo nome era stato associato a una delle cinque offerte, attraverso una finanziaria lussemburghese, la Claraz SA, che si appoggia allo studio legale DLA Piper Italia. Ieri, Aabar smentisce. Smentisce tutto: per il presente e per il futuro. Non vogliono l’As Roma, né ora, né domani, né dopodomani. Pare che l’errore sia scaturito da una pazzesca superficialità: dietro la Claraz SA non ci sarebbe Aabar, ma un membro della famiglia reale di Abu Dhabi. Ci sembra un fragile appiglio.

 

LA SMENTITA Si legge nel comunicato diffuso ieri, a 24 ore da quando i giornali hanno pubblicato la notizia della proposta e a 48 dal primo lancio Ansa: «La Aabar Investments PJSC non ha mai presentato un’offerta per l’acquisto dell’AS Roma S.p.A., come invece riportato dai media italiani e internazionali». Aabar ribadisce «di non essere interessata all’acquisizione della AS Roma e che la società di Abu Dhabi non ha mai formalizzato nessuna proposta d’acquisto». Interviene addirittura Mohamed Al-Husseiny, il , l’amministratore delegato di Aabar: «Posso confermare che tutte le informazioni riportate in questi giorni dai media in merito ad un possibile interesse da parte della società Aabar Investments PJS sono completamente infondate. La nostra società non ha mai depositato un’offerta per l’acquisto della Roma e non intende farlo nemmeno in futuro. Aabar non è a conoscenza delle motivazioni che hanno generato tale speculazione mediatica, ma intende prendere le distanze da tali rumor, nell’interesse di un corretto svolgimento dell’acquisizione del club italiano ». Aabar sottolinea anche «di non essere mai stata interessata all’acquisto della AS Roma e nega qualunque coinvolgimento nel processo d’acquisto. I giornalisti e le parti interessate sono pertanto invitate a verificare la validità delle proprie informazione direttamente con Aabar».

 

ALL’ALBA DEL GIALLO Allora ok, Aabar non c’è. Mistero chiarito? Assolutamente no. Qua c’è puzza di truffa. Seguiteci. Torniamo a lunedì. È il pomeriggio di un giorno da cani, le radio romane gracchiano i sogni dei tifosi: o la cordata americana o Angelucci, chi preferite? Le preferenze per il consorzio a stelle e strisce sono schiaccianti. Il coro dello yes, we can si interrompe alle 16,56 in punto. Un flash dell’Ansa semina il panico tra gli addetti ai lavori, che non s’aspettavano un reale interessamento di Aabar. Ma fa gongolare i romanisti, che hanno una visione: Drogba che spunta da un’oasi a cavallo di un dromedario. Eccolo, in originale: «++ AS ROMA: FONDO AABAR PRESENTA OFFERTA ++ ECO S0A QBXB ++ AS ROMA: FONDO AABAR PRESENTA OFFERTA ++ (ANSA) - MILANO, 31 GEN - I fondo di Abu Dhabi, Aabar, presenta un’offerta per l’acquisto dell’As Roma. Lo riferiscono all’ANSA fonti finanziarie precisando che la proposta d’acquisto verrà fatta attraverso una società lussemburghese che si chiama Claraz Sa». Un dispaccio successivo precisa che «il fondo arabo azionista di UniCredit, è assistito nell’operazione dallo studio legale Dla Piper. Alcune fonti parlano di un’offerta che valorizza l’As Roma intorno ai 140-150 milioni di euro a cui si va ad aggiungere un discreto aumento di capitale».



IL MISTERO Il fondo smentisce un’offerta per l’As Roma Ma chi ha dato lunedì la notizia all’Ansa? E chi c’è dietro la Claraz? quelle dei giornali finanziari. Scattano le telefonate, si cercano le conferme. Sì, ma dove? Facile. Unicredit, Rothschild, lo studio DLA Piper Italia e la società che lo studio assiste: la Claraz SA. Ogni tentativo è inutile. Non esistono telefoni, non c’è un sito internet. Sul web si riesce solo a scovare un documento che riporta a Banque Privée Edmond de Rothschild Europe. Che non c’entra un fico secco con Rothschild. Calma, ci torniamo dopo. Torniamo per un attimo a quello che accade lunedì, dopo il lancio dell’Ansa. Unicredit cade dalle nuvole. Fonti interne a Piazza Cordusio si limitano a definire «estremamente attendibile» la notizia. Chi parla, però, non conosce il reale contenuto delle offerte vincolanti. O meglio: ignora l’identità dei soggetti coinvolti. Il dossier con le offerte vincolanti viene infatti recapitato alla banca e alla famiglia Sensi solo il giorno dopo. Il mittente è Rothschild. L’advisor sa tutto delle offerte. Anzi, quasi tutto. Sa che l’offerta vincolante esiste, che si compone di una cinquantina di pagine, che è finanziariamente competitiva e che a rappresentarla è DLA Piper attraverso gli avvocati Nino Lombardo e Goffredo Guerra per conto della Claraz SA. Ma non sa chi si celi dietro la Claraz SA.

 

CLARAZ NON CHIARA «Chi ha ideato il giochetto ha fatto le cose per bene», assicurava nella serata di ieri dal Lussemburgo una fonte bancaria che ha letto i documenti e che (anche) per questo vuole restare anonima. Il meccanismo è semplice. Il 19 marzo di un anno fa, in Lussemburgo viene costituita una società, che a sua volta dà vita alla Lomeny Strategie SA. La nuova società è domiciliata al 16 di Boulevard Emmanuel Servais, L-2535 Luxembourg. Quel 16, assicura il nostro informatore nel Gran Ducato, è solo uno dei civici della immensa sede della Banque Privée Edmond de Rothschild Europe. La Lomeny Strategie è una scatola vuota. Funziona così. La società deve possedere delle azioni nominative, e che quindi possono essere riconducibili a delle persone fisiche, solo all’atto della costituzione. Poi non più. Immediatamente dopo, possono essere trasformate in azioni al portatore, rendendo così irrintracciabili i suoi titolari. Sidney Bouvier, il nome che ieri si riteneva a capo della società perché firmatario dell’atto costitutivo, è una semplice testa di legno. È un funzionario della Edmond de Rothschild, che fa da garante per l’operazione. Non è lui il mister x che si nasconde dietro la Lomeny. Non solo. Non si può determinare nemmeno la consistenza patrimoniale. Per scoprirla bisognerebbe leggere il bilancio, che però sarà approvato solo il prossimo 30 giugno. Il 22 settembre, intanto, la Lomeny Strategies cambia denominazione. E diventa la Claraz SA.

 

LO STUDIO PIPER DLA Ma se la Claraz SA non ha referenti con cui parlare, se la banca lussemburghese

è la sua cassaforte e quindi tace per natura, se Unicredit e i Sensi non erano a conoscenza del dossier, se Rothschild si tira fuori sostenendo (ufficiosamente) di sapere solo della Claraz e della Edmond de Rothschild, allora il cerchio si restringe.
Che ruolo ha avuto DLA Piper Italia? Ieri, Il Romanista ha provato a contattare lo studio legale in due distinti momenti della giornata. È stato tutto inutile. «Gli avvocati sono in riunione», è stata la giustificazione. Deve essere stata una riunione fiume. Magari, qualcuno ci avrebbe potuto aiutare a rispondere a un paio di domande. Per esempio, chi ha fornito un’informazione falsa all’Ansa? E perché? Se lo chiede la Consob, che ha preteso a breve un comunicato ufficiale e che sta monitorando con estrema attenzione il passaggio di consegne del club. Se lo chiede anche la magistratura che, pare, attenderà la conclusione del procedimento di vendita per iniziare a fare luce sulla vicenda. Ma se lo chiedono anche Unicredit, Rothschild e la Sensi, che oggi discuteranno delle offerte, si dice, in videoconferenza. Qualcuno non ci ha rubato solo un sogno. Qualcuno ci ha rubato la verità. Quel qualcuno, pure questa notte, non dormirà.