La penna degli Altri 15/01/2011 10:27

Totti, vai col 4-2-3-1. E lui ritorna da centravanti

GASPORT (A. CATAPANO) - 
Presumibilmente, oggi tornerà «al centro del progetto, un pilastro, un simbolo, un valore aggiunto, un’arma in più, un punto di riferimento, il nostro grande e unico capitano...» . Praticamente, un eroe. Nulla che Claudio Ranieri non abbia già detto nelle precedenti conferenze, forse non sempre sinceramente. Lecito dubitarne, almeno al calciatore il sospetto fortissimo è venuto, stando al trattamento riservatogli negli ultimi tempi: idealmente messo al centro del progetto, già piazzato nel pantheon giallorosso, ma concretamente sistemato al centro della panchina, e spedito in campo solo a tempo scaduto, «per tentare un’ultima giocata, lui che ne ha i mezzi», » , ha spiegato Ranieri, senza risultare troppo convincente però. Una mossa della disperazione, nelle volontà dell’allenatore, che la à però— nuovamente compatta a difesa del suo re— ha interpretato come azzardata, di più: una mancanza di rispetto. Anzi, un vero e proprio peccato di lesa maestà. Per cui molti hanno invocato una condanna esemplare, per alto tradimento.


Chiaro? Aveva ragione Ranieri, quando qualche tempo fa sussurrò, attento a non farsi sentire, «Roma non è una piazza come le altre, non è una à normale» . Per sopravvivere in questo simpatico circo barnum, servono intelligenza, furbizia, tatto, tanta pazienza. E, pure, quel minimo di coerenza necessaria a non passare da cialtroni e, puntualmente, fare la fine dei fessi. La coerenza che — per rispetto, status, curriculum— pretende da Ranieri: «dice che sono al centro del progetto? Allora agisca di conseguenza. Almeno non mi prenda in giro» . La considerazione — al netto del mare di ipocrisia circolato negli ultimi giorni — è stata questa. Ranieri dovrebbe aver afferrato il concetto e— per soddisfazione di , sopravvivenza personale, serenità della squadra — domani si comporterà di conseguenza: stop al rombo, ripristino del spallettiano, queste le ultime dal bollettino tattico.

Si accomodi La mossa placherebbe la maggioranza dello spogliatoio, che pare la invochi da tempo, e soprattutto restituirebbe alla solitudine dell’area di rigore, l’unica zona dove ultimamente si senta felice, utile, abile. L’unico ruolo, forse, che ancora gli consenta di fare la differenza, di essere quel «valore aggiunto» che ogni tanto rievoca Ranieri, chissà se per ammonimento. L’assetto da «guerra» è stato provato anche ieri, sotto gli occhi di Rosella Sensi: centroboa, Vucinic e Menez esterni d’assalto, Perrotta incursore centrale. Stavolta sul serio, il candidato alla panchina è Marco Borriello. Finora non ne ha saltata una in campionato, quindi domani faccia il bravo e si accomodi senza borbottare, pensando, oltretutto, che il palcoscenico del derby, con lungamente squalificato in Coppa Italia, sarà tutto suo.

Capocordata Se poi, da tutte queste considerazioni psicotattiche uscisse pure una squadra capace di vincere a Cesena, sarebbe un sollievo per la classifica e un toccasana per il precario stato mentale di tutti. La Roma a Cesena non ha mai vinto, rimediando otto pareggi e tre sconfitte, ma i precedenti (dieci in campionato, uno in Coppa Italia) risalgono alla preistoria, l’ultimo nella stagione 1996-97. Piuttosto, è la Roma versione trasferta che inquieta, con una media quasi da retrocessione: due vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte in dieci gare fanno nove punti racimolati, una miseria; dieci gol realizzati e 17 subiti fanno rabbrividire, solo il Lecce ne ha beccati di più (24). Infatti, più che registrare l’attacco (la Roma segna da 11 gare consecutive, come nessuna altra in serie A) va blindata la difesa. John Arne Riise, uno dei ridimensionati di questa stagione, promette riscossa: «Sampdoria dimenticata, a Cesena per vincere e ricominciare la scalata al vertice» . Con capocordata, finalmente.