La penna degli Altri 22/01/2011 09:34

Totti e il mondo alla rovescia: ora è lui che rincorre la Roma

E la tristezza— perché è stato lui stesso a dire: «A Trigoria sono triste» — deve essere stata appena confortata dalla vittoria in un derby che ha vissuto solo da spettatore. Ci vuole altro per far tornare il sorriso a Francesco Totti. Un paio di gol, un paio dei suoi, basterebbero per cominciare.

La lontananza sai... Ecco, i gol. Sono venuti, lo hanno abbandonato, senza preavviso, senza un indizio che lo mettesse sul chi va là, per attutire il colpo. Per questo la botta è stata forte. Lui non se ne fa una ragione. Giura di essere in condizione. Non ha grassi in eccesso, è più magro che in passato, non ha subìto infortuni di rilievo se non quegli acciacchi cronici che il tempo e l’usura hanno reso inseparabili compagni di viaggio. Né gli basta ripetersi quella formuletta buona per i giornalisti. «Da quando è arrivato Borriello, sono arretrato di qualche metro, allontanandomi dalla porta» . La lontananza, come cantava Domenico Modugno, gli avrebbe fatto dimenticare, salvo ora bruciargli l’anima. Ma non basta, lo sa pure lui onestamente. È che nel calcio, per imporsi, a qualsiasi età e su qualsiasi campo, oltre alla condizione serve convinzione. Tanta. E a pure questa deve essere venuta meno, vittima delle fatiche, degli inciampi, dei mugugni con Ranieri, chissà pure dell’incapacità di fermare il tempo. Certamente della astinenza.

È la volta buona? In fatto di gol, il curriculum stagionale è davvero miserello. Alla vigilia della 21 ª giornata di campionato, ha segnato soltanto due reti (peraltro entrambe lontane dall’Olimpico) in 16 gare e 1165 minuti giocati. La media è la peggiore dell’ultimo decennio: 0,13 gol a partita, segna ogni 583’! Un anno fa, tanto per dire, aveva già realizzato 9 reti, in 12 partite e 1056 minuti, una ogni 117’. Erano 0,75 gol a partita. Oggi, ci riprova (con Vucinic nuovamente in panchina). In questo, siamo diventati ripetitivi, quasi stucchevoli: anche oggi la sua partita, stasera che sera, il Cagliari tra i suoi bersagli preferiti. Verissimo — ai sardi ha realizzato 12 reti, tutte in Serie A —, ma si dicevano le stesse cose prima della gara d’andata, poi finì come finì, con Burdisso espulso, sostituito, cinque gol sul groppone di Ranieri.

Pretendente Oggi l’allenatore respira tutta altra aria, si sente di nuovo capitano di corvetta temuto e rispettato («Col mare in tempesta non perdo la testa» dice), se ne frega del rinnovo del contratto («Non mi preoccupa, anche se io vorrei stare più a lungo possibile nella Roma» ) e punta dritto al porto più ambito. «Lo scudetto? L’Inter resta la squadra da battere, è una sfida difficile, a me piace. Voglio essere un pretendente e vincere qualcosa nella mia à» . Se riesce a far sorridere anche , magari...