La penna degli Altri 15/01/2011 10:00

Totti, corsa all'ultimo tabù

IL ROMANISTA (D. GIANNINI) - 
Un gol cancella tutto, o quasi. Amarezze, polemiche, pensieri sul futuro: ogni cosa davanti a te diventa più rosea se butti quella palla in rete. Vale per qualsiasi attaccante, oggi vale anche per , che si avvia a concludere una delle settimane più complicate della sua carriera romanista. L’esclusione di Genova, i soli 4 minuti in campo, la tristezza... Un periodo no per il capitano, un momento che non si può far scomparire con la bacchetta magica. Certo, però, che un gol (su azione) darebbe una bella mano a mettere da parte almeno per un po’ i problemi e i dubbi. Una rete che a Francesco manca dalla partita contro il Palermo. E anche lì non ebbe la possibilità di gioire più di tanto, perché quel guizzo nel finale servì a ben poco alla Roma che uscì sconfitta dal Barbera. Fu quella l’ultima trasferta giocata da (eccezion fatta per i 4 minuti della discordia a Marassi), perché poi non ha trovato spazio né nella lotta nel fango di Verona col Chievo, né nella vittoria di San Siro col Milan. Due assenze che diventano quasi 3 con quella di domenica scorsa contro la Samp. 
Il digiuno di reti dura, dunque, da quel 28 novembre in Sicilia, giorno in cui erano passati esattamente tre mesi dall’esordio in campionato. Il 28 agosto, quando la Roma scese in campo per la sfida col Cesena, faceva caldo e di nubi (vere o simboliche) non c’era neppure l’ombra.

Francesco era lì al suo posto, nonostante una caviglia malconcia, a guidare la caccia allo scudetto che aveva da poco preso la strada di Milano. Domani , che ieri si è allenato regolarmente, ricomincerà da lì. Ripartirà dal Cesena, dalla prima delle delusioni stagionali, da una delle poche squadre alle quali non ha ancora segnato in carriera. Una rarità, ma (di fatto) non un tabù. Non può essere tale un ostacolo che ti si è posto di fronte solo 2 volte. La prima fu nella stagione 1996-1997 e Francesco doveva ancora compiere 20 anni. Era la Roma di Carlos Bianchi, che in Coppa Italia fu eliminata con un netto 3-1. La seconda è quella dell’andata di questo campionato. Quando ancora era aperto il mercato e Marco Borriello era un giocatore del Milan. Quasi inevitabile per Ranieri il ricorso a quello che è stato ribattezzato come il tridente leggero: Menez--Vucinic. Proprio i tre che dovrebbero giocare domani al Manuzzi. Una scelta benaugurante, perché la prima assoluta del trio tutto estro e tecnica fu il 22 novembre del 2009, nel giorno del ritorno in campo di dopo un lungo stop. Gli furono sufficienti 28 minuti per mettere a segno la prima tripletta in campionato all’Olimpico della sua carriera. Domani basterebbe anche di meno. Basterebbe una vittoria di misura, ma con un gol vero, alla . Se possibile di potenza, con quel che finora gli è stato rimpallato mille volte e che non vede l’ora di far esplodere la rabbia che si porta dentro. L’attesa di quel momento dura ormai da tanto, da troppo. Ma domani è un nuovo girone, come un nuovo inizio. E se inizi con un gol, forse non cancelli tutti i malumori. Ma quasi.