La penna degli Altri 05/01/2011 09:37

Ranieri, l’anno della vittoria

la storia della stagione. Per tagliare per primi il traguardo finale dopo aver conquistato tanti traguardi

parziali. La Roma, infatti, nel 2010 è stata la squadra che ha conquistato più punti di tutte le altre e il tecnico è stato il più vincente della storia giallorossa nelle prime 50 panchine romaniste. Se non ci fosse stata la Samp, Ranieri sarebbe anche diventato l’unico allenatore a centrare lo scudetto al primo anno. Meglio di Liedholm e di Capello. Ma quello è il passato, il presente dice invece

Catania. Ovvero la prima avversaria di questo cammino da intraprendere. Già il Catania, e tre giorni dopo la Sampdoria, proprio le due squadre che negli ultimi 3 anni per due volte hanno fatto svanire il sogno, ma a campi invertiti rispetto a quelle due maledette partite. Almeno adesso, per chiudere il girone d’andata. Perché al ritorno si giocherà prima in Sicilia e poi qui all’Olimpico. La vera occasione per riscattare quei due drammi sportivi.

Ma per far sì che tutti questi apparenti segni del destino abbiano un senso, è necessario macinare

punti adesso. Sei partite (senza contare il derby di coppa Italia) nelle quali non si può lasciare nulla

per strada, per presentarsi poi alle sfide con Inter a lassù in cima, o quasi. Comunque senza


trovarsi nella scomoda posizione di chi non può sbagliare.

Ranieri e la Roma hanno la possibilità di piazzare lo strappo decisivo. Perché le avversarie sono

tutte abbordabili. Si comincia con il Catania in casa, poi domenica (alle 12.30) si va a Genova per la

sfida più complicata di questo mini ciclo. Perché la Samp è una buona squadra, anche se non ha più

Cassano. In teoria potrebbe starci pure un pareggio, ma la Roma avrà dalla sua parte la rabbia per

la sconfitta dello scorso anno. Un motivo in più per voler vincere quella partita. Così come le 4 successive.

Perché poi si andrà a Cesena, la formazione che ha rovinato il debutto dando di fatto origine

alla crisi di inizio campionato. Dopo Cesena, all’Olimpico arriverà il Cagliari e ci sarà da restituire il

5-1 dell’andata. Quindi si andrà a sfidare il  che, con la rimonta da 2-0 a 2-2, tolse la prima


vittoria stagionale quando ormai sembrava già in tasca. E infine toccherà al Brescia, quella della direzione

di gara scandalosa dell’arbitro Russo. Ranieri ha più volte ripetuto che da quella serata

avvelenata ha ritrovato la sua Roma. Che magari in seguito ha avuto qualche altro scivolone,

ma che in qualche modo è rimasta aggrappata al treno giusto. E sarebbe davvero un peccato perderlo

ora che il calendario è favorevole. E’ vero, lo era anche all’andata e non è stato sfruttato, ma sbagliare

di nuovo sarebbe davvero imperdonabile. Quindi testa bassa e piede ben pigiato sull’acceleratore

per un mese. A partire da domani, dal primo ostacolo. Quello che storicamente non è molto

favorevole a Claudio Ranieri. Non tanto il Catania, la squadra nella quale il tecnico giallorosso ha

pure giocato negli anni in cui la Roma vinceva il secondo scudetto e arrivava in finale di Coppa

Campioni (un altro segno?), quanto l’insidioso primo match del nuovo anno.

Da allenatore Ranieri lo ha disputato per 16 volte nei massimi campionati di Italia, Spagna e

Inghilterra. Con uno scoredi 5 vittorie, 4 pareggi e ben 7 sconfitte
. La prima volta in A nel giorno dell’Epifania

fu proprio contro la Roma. Era il 1991 e lui era alla guida del Cagliari. Finì 0-0, mentre l’anno successivo col perse malamente col Milan. La volta successiva fu nel 1995 e perse col Torino


quando era sulla panchina della . Nel 1996 si trovò di nuovo di fronte la Roma e fu


ancora pareggio (2-2). La prima vittoria nella partita di inizio anno arrivò il 5 gennaio 1997 (3-0 al

). In Spagna andò male 3 volte su 3 sulle panchine di Valencia e Atletico Madrid. Con il


Chelsea ne vinse 1 su 4, ma dal 2005 (anno del ritorno a Valencia) non ha più perso con 2 vittorie e

2 pareggi. Tra questi quello di Cagliari dello scorso anno che, a conti fatti, è costato lo scudetto. Un

passo falso che sarà bene non ripetere per non avere altri rimpianti alla fine. Perché il momento di

prendere il mano il proprio destino è arrivato. Adesso o mai più.