La penna degli Altri 28/01/2011 12:00

O la borsa o la Roma

La coppia che nel 2009 era a capo di una cordata di imprenditori interessata a comprare la Roma, e che ora sarebbe accusata di aver inscenato quella trattativa solo per “turbare ” l’andamento del titolo giallorosso in Borsa. Una verità molto diversa da quella che raccontava Fioranelli, procuratore di calciatori vicinissimo all’ex patron della Lazio, Sergio Cragnotti.

Fu lui, tra la primavera e l’estate di due anni fa, a rappresentare sulla stampa un progetto dai contorni incerti ma dal fascino assicurato. I dettagli latitavano, ma i tifosi sognarono ugualmente l’ar rivo della cordata dalla Svizzera, nella speranza di dimenticare in fretta le difficoltà economiche del club. Sulla Roma pesavano gli oltre 300 milioni di debiti dell’Italpetroli, la società della famiglia Sensi, verso Unicredit. Per accendere la fantasia bastarono così le indiscrezioni sull’ennesimo pretendente del club, che negli ultimi sette anni è stato al centro di mille trattative societarie: spesso abbozzate, talvolta inventate.

NEL 2004 il magnate russo Kerimov fu a un passo dallo sbarcare a Roma. Erano già pronte le cartelline per la conferenza stampa di presentazione a Trigoria, quando in un sabato notte di febbraio saltò tutto. C’è chi parlò addirittura di un intervento di Putin su Berlusconi, che smentì ufficialmente. Poi ci fu una lunga fila di sedicenti acquirenti, talvolta italiani, più spesso stranieri. Nel 2008 l’uomo del momento era il magnate americano George Soros. Per alcuni la trattativa con Soros saltò all’ultimo minuto, secondo altri era una voce senza concretezza.

Di certo c’è che nella primavera 2009 fu il turno di Fioranelli, che l’anno precedente pareva interessato al . Ma non se ne fece nulla. E allora ci provò con la Roma, anche il nome di Flick, sul quale non si trovavano notizie certe e neppure una fotografia. Fioranelli lo descriveva come “un grandissimo esperto di operazioni finanziarie, che ha ristrutturato grandi istituti bancar i”. Sui giornali finì anche la foto di un suo omonimo, un ignaro avvocato di Graz, che non conosceva l’agente Fifa e non sapeva nulla della trattativa per la Roma.

Al vero Flick sono dedicate due righe su Wikipedia, dove è descritto come imprenditore operante nell’edilizia, membro di una famiglia che sino al 1986 controllò la quota di maggioranza della Mercedes-Benz, per poi venderla per 2,6 miliardi di dollari. Mentre i cronisti lo cercavano disperatamente, Fioranelli proseguiva nei contatti con la famiglia Sensi. La stampa di due anni fa era concorde nel definire Unicredit “scettica” sin da subito sull’offerta. Dubbi alimentati dalle dichiarazioni di una pletora di legali e mediatori che, presentandosi come rappresentanti della cordata, annunciavano i piani per il club. Un avvocato giunse a definire “il male della Roma”. La à insorse, il numero dieci minacciò azioni legali, e Fioranelli dovette affannarsi a spiegare che “qualcuno parla a vanvera”. Eppure le indiscrezioni sulla Roma del futuro si sprecavano.

Si parlava di grandi acquisti e di un nuovo allenatore di nome come Carlo , ex giocatore giallorosso. Nel frattempo, il titolo giallorosso in Borsa saliva e scendeva frenetico. Dopo le dichiarazioni di Fioranelli, da 50 centesimi ogni azione del club era schizzata a un valore di un euro e 24. Poi, con il raffreddarsi delle voci, si era scesi a 89 centesimi. Un fenomeno che in procura di Roma fece pensare a speculazioni sul titolo. Così il 12 agosto scorso Fioranelli si ritrovò indagato dai pm romani per aggiotaggio.

Ieri, le due (presunte) ordinanze di custodia cautelare. La Guardia di Finanza avrebbe accertato che la società rappresentata da Fioranelli, la quale avrebbe dovuto comprare la Roma con i soldi di Flick, non aveva in realtà capitali. Nell'ambito della stessa inchiesta, ieri sono stati perquisiti gli uffici di tre operatori economici-finanziari, Alessio Possenti, Vittore Pascucci e il nicaraguense Alvaro Roselo Gonzales. Anche i tre sarebbero indagati per aggiotaggio.

Intanto prosegue la trattativa tra Unicredit e la cordata americana, sondata due giorni fa dai dirigenti della banca in un incontro a New York. Le voci ieri sera parlavano di un accordo di massima tra Unicredit e i cinque imprenditori, che sarebbero capeggiati da Thomas R. Di Benedetto, delegato alle trattative di quella New England Sport Ventures che controlla la squadra di baseball di Boston, i Red Sox. Entro il 31 gennaio la cordata dovrebbe presentare un’offerta vincolante alla Newco Roma, la società che controlla il 67% del club. Ma l’imprenditore Giampaolo Angelucci rimane in corsa, mentre sembrano poco consistenti le voci su un fondo di Abu Dhabi.