La penna degli Altri 18/01/2011 12:03
Nessuno prova a puntare sul gioco
IL MESSAGGERO (F. RENGA) -
In Italia si gioca in modo penoso. Dicono che sia colpa della tensione, della pressione e delleccessiva importanza del risultato. Votiamo per unaltra risposta: ci si affida più ai calciatori che al gioco. Non è un caso che a deludere siano in particolare le grandi squadre, espressione di società nobili e benestanti. Le piccole si arrangiano, studiano, ci provano almeno. Poi magari, essendo abissale la distanza tra ricchi e poveri, perdono lo stesso, perché i calciatori, in questo sport, hanno la loro ovvia importanza. Prendiamo lInter di sabato. Il Bologna ha giocato meglio, però lInter conta su Etoo, che non ha nulla di normale, come Ibrahimovic. E così lInter, aiutata da uno dei tanti gol irregolari realizzati nellultimo turno, ha finito addirittura per largheggiare. Assistiamo inerti alla beatificazione di Leonardo: i giocatori rotti guariscono e si grida al miracolo, lInter attacca e il cronista di bordocampo esulta: Leonardo ha detto ai suoi Forza, dai!.
Sono elogi che fanno male soprattutto a Leonardo, che in realtà ha atteso il ritorno di giocatori in precedenza sazi e stressati e ha sostituito sorridendo un tecnico che lambiente non sopportava. LInter è viva e lanciatissima, ma il gioco per ora è unaltra cosa.
Il Milan nelle ultime quattro partite ha preso tre punti immeritati a Cagliari, ha pareggiato con Udinese e Lecce, ha perso con la Roma.
Si è bloccato, insomma, un meccanismo che aveva incuriosito. Succede che anche Allegri, avendo scoperto la qualità di Ibra, si affidi al suo fuoriclasse: più comodo, indubbiamente. Ibra segna gol memorabili, ma più di uno a partita non ne fa e spesso non basta. Il Napoli incanta per dedizione, corsa, intensità e sacrificio: doti antiche e riscoperte del classico calcio allitaliana. Così, quando cala la forza fisica, cala anche il sipario. La Lazio interpreta il calcio come chi va alla scuola di tango: ritmo basso e luci soffuse, poi qualcosa succede. La Roma ha solisti splendidi, che nel loro splendore si specchiano, dimenticandosi di passare la palla: squadra sotto leffetto di narcisismo acuto e di una rara predisposizione alla ribellione. E qui ha ragione Ranieri: datevi una calmata o non si va da nessuna parte. La Juve infine si trova al primo anno di un nuovo e stimolante corso universitario: lidea di partenza è buona, qualche valutazione no e gli infortuni non le danno respiro. Ha anima, carattere, voglia e Del Piero. Gioco, mica tanto. La conseguenza di ciò che sè detto è palese: si sono espresse meglio Bologna, Lecce, Cesena e Bari, che però, tutte insieme, hanno racimolato appena un punto. A proposito di calcio malato: cinque gol in fuorigioco sono troppi perché il presidente Nicchi se ne liberi come si fa con una mosca fastidiosa. Passi (passiamo, appunto) quando si sbaglia di centimetri, ma non sono accettabili disguidi di metri (Cagliari), di posizionamento (Lazio), ripetuti (Roma). Sembra che il via libera allerrore minimo abbia offerto ai guardalinee lalibi per commettere errori massimi. Dai una mano e si prendono il braccio.