La penna degli Altri 11/01/2011 09:49

I due minuti di Rocca, i venti di Conti col Lecce

 

E’ il caso, ad esempio di Abel Balbo, che il 12 novembre 2000 venne chiamato da Fabio Capello a disputare

gli ultimi cinque minuti del match contro la Reggina. Per il grande argentino, saranno gli unici disputati nella stagione del terzo tricolore, quelli per l’appunto che gli consentiranno di fregiarsi del titolo di campione d’Italia.

Del resto, però, c’è Reggina e Reggina e il 14 marzo 2004, sempre con Fabio Capello sulla panchina giallo- rossa, gli annali della nostra storia devono registrare il rifiuto di Panucci a scendere in campo. Nel novembre dell’anno appena terminato, Christian ha anche intervistato il suo ex allenatore per conto di Sky Sport 1, ma in quel mese di marzo, si scatenò su di lui un’autentica bufera (incorniciata da una multa di 120 mila euro). Anche perché a Panucci era stato chiesto di entrare a metà del secondo tempo, con un risultato ancora in bilico, una Roma proiettata in avanti e in lotta per il titolo. C’è però chi è andato oltre, come l’ineffabile Antonio Cassano, che il 15 settembre 2004, in , allenatore Voller, si rifiutò addirittura di prendere posto in panchina: «“Rockfeller”- ricorda il giocatore del Milan - mi fa un bel discorso: “Parti in panchina” mi dice. Io la prendo bene: “Ah si, ma vacci tu in panchina, amico Fritz”». Ci sono poi, quei grandi campioni che alla Roma non hanno mai detto di no, anche quando sono stati chiamati a recitare pochi, disperati, scampoli di partita.

 

E’ il caso ad esempio di Sergio Santarini. Nella finale di Coppa Italia del 20 giugno 1981, in quella che sapeva sarebbe stata la sua ultima partita nella Roma, Liedholm diede al vecchio capitano una grossa delusione non facendolo scendere in campo. Il Barone si decise solo al 120’, in previsione degli imminenti calci di rigore. Sergio non solo entrò, ma mise il proprio marchio nella gara segnando il terzo penalty.

 

Altro fuoriclasse che ha risposto sempre “presente” è Bruno Conti. Non ci riferiamo tanto ai 10’ di Roma Bordeaux di Coppa Uefa del 28 novembre 1990. Quelli segnarono forse il più grande trionfo della sua carriera,

con Ottavio Bianchi, costretto dai cori assordanti dell’Olimpico a concedere a Brunetto l’unica apparizione della sua ultima stagione (vergogna!!!!). Ci riferiamo invece ai 27’ fatti da Bruno nel corso di Roma–Lecce del 20 aprile 1986, quando Eriksson (che non lo aveva mai amato troppo) lo spedì in campo sull’1-3, quando la tragedia si era ormai consumata. Vanno ricordati con orgoglio anche i due minuti che il 28 settembre 1980 Liedholm chiese a Francesco Rocca, in difesa di un pareggio contro il . Il più grande difensore di fascia della storia del calcio era agli estremi scontri della sua impari battaglia contro l’infortunio che a 26 anni appena compiuti gli stava rubando la carriera, ma come sempre non si tirò indietro. non poteva essere da meno del meglio della nostra storia.