La penna degli Altri 23/01/2011 10:09

Dammi tre gol, dammi tre punti

Al 39’ è sempre il a far cantare lo stadio, dopo un tiro dal vertice dell’area che finisce alto sopra la traversa. Un minuto più tardi è Borriello a provarci al termine di una percussione centrale di , ma Agazzi, ben piazzato, respinge di piede. Nel secondo tempo identiche formazioni e a partire all’attacco è di nuovo il Cagliari, ma Mexes è bravissimo ad anticipare Cossu. Ci prova anche , ma la sua conclusione finisce ancora a lato. Ancora Cagliari al 53’ quando Daniele Conti prova a dare l’ennesimo dispiacere ai tifosi romanisti, ma il suo tiro ravvicinato viene bloccato da Julio Sergio. La Roma si affaccia dalle parti di Agazzi al 17’, quando Perrotta, dopo un passaggio di , dalla distanza tenta la botta troppo centrale. Nello stesso momento Menez e Vucinic tolgono la tuta e l’Olimpico applaude due tra i protagonisti del derby, che prendono il posto di Taddei e Borriello. Anche Donadoni cambia, togliendo Nené e mettendo Matri. Al 24’ grandissimo tiro da trenta metri di , con Agazzi che respinge in angolo. Dal corner arriva il raddoppio della Roma: batte, Juan colpisce di testa, il del Cagliari non trattiene e Perrotta è lesto a ribattere in rete. Passano dieci minuti e Agazzi toglie dai piedi di Vucinic quello che sarebbe stato uno dei gol più belli del campionato giallorosso: Menez prende palla a centrocampo, allarga sulla destra per che mette in mezzo per il montenegrino. Niente da fare, ma è la dimostrazione che quando la Roma decide di accelerare può colpire in qualsiasi momento. All’80’ Matri, in posizione defilata, si presenta solo davanti a Julio Sergio, ma il suo termina direttamente in Curva. Nel recupero è Mexes a sfiorare il gol (che avrebbe stra meritato): angolo di , il francese in tuffo manda di poco alto sopra la traversa. Da un francese all’altro: Vucinic lancia Menez che prima salta un uomo poi con una grande finta mette a sedere Agazzi e segna il 3-0. L’Olimpico impazzisce: cori e standing ovation per lui che, felice, ringrazia. Ma è nulla in confronto a quello che succede un minuto più tardi, quando Ranieri toglie . Tutti in piedi, tutti ad applaudire, tutti a cantare "Un c’è solo un ". Finisce così. Ed è il modo più bello. E più giusto.