La penna degli Altri 04/01/2011 11:33

Bernardini e Ferraris IV quando l’ex è osannato

Ci fu maretta, è vero, per la questione di Attilio Ferraris. Ma lì, il grande borghigiano aveva fatto il percorso inverso e per lo più si era “macchiato” di alcuni dispettucci che avevano fatto imbizzarrire l’ambiente (la tappezzeria del famoso Bar Ferraris era stata cambiata da giallo-rosso in bianco-celeste). Fu così che quando l’immenso Attilio si presentò a Testaccio da avversario (con la Lazio pronta a pagare una severa penale per poterlo schierare, aggirando una clausola che era stata inserita nel contratto di cessione), dalle gradinate partirono delle generose bordate di fischi. , in maniera molto teatrale, attese Attilio al centro del campo e quindi gli stampò un bacio sulle guance, come a voler sottolineare: «Sei sempre uno dei nostri». Quando quattro anni più tardi il figliol prodigo tornò alla Roma, nessuno trovò nulla da ridire, venne accolto a braccia aperte, come se la Lazio non fosse mai esistita. Discorso diverso, ma comunque significativo, quello che va fatto per . “Fuffo” ha scritto più volte che la Roma è stata la sua secondasquadra a livello professionistico. La parentesi di sette anni nella Lazio era legata al mondo del puro dilettantismo visto che il dottore non aveva percepito solo rimborsi spese e lui semplicemente non la calcolava.

Bernardini lasciò alla Lazio con il dente avvelenato, quando scoprì che sotto banco alcuni dei suoi compagni percepivano dei compensi. A quel punto fece armi e bagagli verso Milano. Quando Sacerdoti andò nel capoluogo meneghino per riportarlo a casa, Fulvio non chiese una lira di più di quello che gli passava il presidente nerazzurro Olivetti: 50 mila lire alla firma del contratto e stipendio di tremila lire mensili. I tifosi quando lo seppero impazzirono di gioia, alla prima occasione utile, vale a dire la gara di campionato contro l’Internazionale, a fine gara invasero il terreno di gioco, caricarono Bernardini sulle proprie spalle e gli fecero indossare la maglia che lo avrebbe consacrato alla leggenda del calcio. Per cancellare sette anni di Lazio non servirono sette secondi e nessuno riesumò i trascorsi del nuovo “profeta”, e questa è storia. Ancora più emblematica sarà la vicenda che porterà all’ingaggio di Selmosson. La cessione di Raggio di Luna, vitale per salvare i bilanci della Lazio, scatenò le ire dei tifosi biancocelesti che costrinsero i dirigenti a barricarsi nelle proprie dimore. Persino l’ambasciata svedese venne allertata per stabilire un contatto con il giocatore e convincerlo a non accettare il trasferimento. Viceversa, dai tifosi della Roma il passaggio fu accolto con festeggiamenti spinti all’eccesso, proprio per accentuare lo stato di malessere dei cugini. Storia a sé la fa il caso di Lionello Manfredonia, con Trigoria posta in stato d’assedio e Viola inutilmente a prodigarsi in una impossibile mediazione con i tanti contestatori. Ma dietro quella reazione e quella insanabile frattura c’erano trascorsi personali tra “Lio” e la Curva, e francamente non vediamo come questo possa essere messo in relazione con l’attualità.