La penna degli Altri 02/12/2010 09:27

«Tutto il mondo è romanista»

Londra”. Un viaggio nel nome della Roma che non conosce limiti e confini, quale che sia la latitudine. Ne ha di storie da raccontare, Fabrizio Grassetti, presidente dell’Utr, l’Unione Tifosi Romanisti, ma nche autentico deus ex-machina dell’associazione che da dieci anni raccoglie una miriade di Roma club sparsi in tutto

il mondo. Dall’Australia all’Antartide, passando per Bangkok e facendo rotta verso l’Africa, tra i casinò di Malindi.

Per poi ripartire dal Sudamerica, tra le spiagge di Belo Horizonte, in Brasile, o i paesaggi andini di Ecuador e Peru. E poi su, Florida, fino ai grattacieli newyorchesi. qualsiasi continente.

«Ricordo due viaggi a Kiev, in Ucraina – mi dice Grassetti. - Il primo ai tempi di Delneri, il secondo quando alla

guida della squadra c’era Spalletti e vincemmo 4-1. Fu l’occasione per incontrare i tanti tifosi romanisti, affiliati all’Utr, che ci sono in quel paese e nella vicina Russia. Vennero a trovarci in albergo. Erano oltre un centinaio, arrivati in treno da varie à. Nessun italiano tra loro, ma tutti russi ed ucraini. Avendo avuto dall’albergo, uno di quelli a 4 o 5 stelle, il divieto di farli entrare – racconta ancora il presidente dell’Utr – decisi di affittare una sala conferenze, per ospitarli. Facemmo così una grande festa. Tra loro, russi ed ucraini, ovviamente non si parlavano. Si guardavano, anzi, abbastanza in cagnesco. Ad accomunarli, però, c’era la Roma. E quando cominciammo ad intonare i cori a sostegno della squadra, li abbiamo visti cantare tutti insieme. Una sola voce, che oltrepassava gli odii e i risentimenti etnici reciproci».



Un mondo, quello russo, che ha sorpreso non poche volte il primo rappresentante dell’Utr. «Ricordo di quella volta che venne a trovarci, qui a Roma, un tifoso russo. Era la prima volta che usciva dal proprio paese e lo faceva, addirittura in treno, per venire a vedere la squadra giallorossa all’Olimpico. Lo ospitammo e fu anche allora una grande festa. Era un uomo, non più giovane, un po’ rubizzo e dall’aspetto contadino, ma soprattutto grande tifoso della Roma
. E come lui, ce ne sono tanti che vengono spesso dai paesi dell’est, in treno come in pullman, per assistere alle partite della Magica. C’è un gruppo che parte da Budapest, in Ungheria, e, ad esempio, nella trasferta di Udine non manca mai. Ne fanno parte un paio di ragazze letteralmente scatenate. So che verranno a Cluj, la prossima settimana, e che si stanno già dando da fare per trovare i biglietti».

 

L’elenco dei club in giro per il mondo è lungo. In Europa ce ne sono un po’ ovunque. «E’ vero. Mi piace ricordare quello presente in Belgio, il Roma club “Liege”, tra i più attivi in termini di iniziative

a sostegno della squadra. E poi quello di Dusseldorf, in Germania, che è a lui gemellato. Così come ce ne sono in Portogallo, a Lisbona, o in Spagna
. E ancora, in Svizzera, sia a Zurigo che a Lugano.

O in Grecia. Dove, in occasione della pur sfortunata trasferta con il Panathinaikos,

lo scorso anno, i nostri tifosi greci hanno avuto l’onore, e il piacere, di essere premiati - il giorno prima della gara, sul campo durante l’allenamento - dalla signora Maria Sensi, che era insieme a Gian Paolo Montali e a Bruno Conti».

Tifosi illustri, anche all’estero? «Ce ne sono. Si pensi a Federer, che era già stato all’Olimpico a tifare Roma, ma che anche a Basilea, sia pure con la sciarpa degli svizzeri al collo, ha tifato per noi. Posso anzi dire che è addirittura associato all’Utr, attraverso uno dei due Roma club di New York, quello che porta il nome di “Testaccio-Long Island”. A proposito del quale c’è una foto, scattata nel loro ristorante, che ritrae il sindaco Bloomberg proprio sotto lo striscione giallorosso. Così come c’è un’altra, del Roma club Montecarlo, che vede il loro gruppo insieme ad Alberto di Monaco,  anche lui sotto una bandiera con i nostri Colori. E poi…». E poi, e poi ne avremmo   puntata.