La penna degli Altri 08/12/2010 10:25

Totti: «Voglio la Champions. Poi farò il manager»



Ha spaziato dal passato al presente nella sua Roma, passando per l’ultimo (proibito) sogno da raggiungere nella fase finale di una carriera inconfondibile: la coppa dalle grandi orecchie, che vede ora i giallorossi a un passo dagli ottavi. Il capitano ha cominciato l’intervista partendo dall'emozione provata per l’assegnazione del riconoscimento: «È stata una grande soddisfazione festeggiare un premio molto importante e sono onorato di averlo ricevuto dalle mani del Principe Alberto II».



Alla domanda sul suo addio alla Nazionale Totti ha risposto: «Ho deciso dopo la finale dei Mondiali in Germania ed è stato difficile. L’ho fatto perché volevo dare il meglio di me stesso alla Roma». Quasi scontata, poi, la dichiarazione d'amore alla squadra del suo cuore: «Voglio rimanere a Roma e finire la mia carriera dove ho sempre giocato nella mia vita, nonostante potessi andare al Milan nei primi anni del settore giovanile. Io amo il mio club, l’ho sempre sostenuto e voglio riuscire a vincere la con la maglia giallorossa, visto che esiste ancora questa opportunità».



Sul momento più bello vissuto finora il numero dieci ha aggiunto: «La vittoria del campionato nel 2001 resta per me indimenticabile, anche se sollevare la coppa del mondo a Berlino è stata una splendida sensazione e una rivincita personale. Lo scudetto è stato la realizzazione di un sogno: quella era una squadra di stelle che però poteva vincere molto di più. Questo è l’unico rimpianto che mi porto dietro».



Guardando all’avvenire: si vede allenatore? «Al momento non mi ci vedo proprio. Penso più a una carriera manageriale, ma spero che accada tra tanto tempo perchè ho ancora tanta voglia di giocare».

Sollecitato sullo scottante tema del razzismo nel calcio ha detto la sua: «Non ho mai capito queste manifestazioni d’intolleranza. Ho molti amici di colore e molti altri sono stati miei avversari. Il rispetto nella vita e in ogni ambito di lavoro è fondamentale, purtroppo il razzismo è una piaga sociale e il calcio appartiene alla società».



Poi una valutazione di alcuni colleghi sulla breccia del firmamento calcistico: « è il numero uno al mondo. Il miglior straniero che milita in Serie A? In Italia abbiamo molti buoni giocatori: Sneijder e Milito hanno fatto grandi cose l’anno scorso, Hamsik è molto bravo e Ibrahimovic è uno di quei campioni in grado di cambiare il corso di ogni partita da solo. Poi c’è il mio compagno di squadra Vucinic: tra i migliori in assoluto». Sui giovani di prospettiva ha sponsorizzato due compagni di squadra che per ora stanno trovando poco spazio: «Faccio due nomi di giocatori della Roma: Rosi e Okaka avranno un futuro importante»