La penna degli Altri 24/12/2010 10:25

"Sogno i miei ragazzi all'Olimpico"

IL ROMANISTA (V. META) - 
Con in ’93 ha riportato nella bacheca della Roma un Torneo di Arco che mancava da cinque anni, oltre allo scudetto attestato dal tricolore cucito oggi sulle maglie dei ’94: l’anno magico di Andrea Stramaccioni lo raccontano bene i suoi occhi, che sembrano accendersi quando parla dei suoi ragazzi, mentre mette in fila i ricordi di dodici mesi intensi.

Si aspettava un 2010 così ricco di successi?

"Il nostro obiettivo è sempre quello di cercare di lavorare per il meglio, poi è ovvio che se la crescita dei ragazzi e individualmente di ogni singolo giocatore che ogni anno la Roma ci affida viene di pari passo a una stagione così, tutto ha un sapore migliore, ma la soddisfazione più grande è stata vedere cinque ragazzi del ’93 che con il lavoro e la crescita hanno raggiunto la convocazione in nazionale Under 18. Oggi la Roma è la squadra di club che ha il maggior numero di calciatori in Nazionale. Per questo dico che la nostra più grande soddisfazione è vedere Pigliacelli, Piscitella, Orchi, Caprari e Ciciretti, senza dimenticare Sabelli che è rientrato da poco, andare in Nazionale, a maggior ragione se si pensa che sono tutti giocatori che fino all’anno scorso non erano mai stati convocati. Vuol dire che la Roma ha fatto crescere i suoi ragazzi."

C’è un’immagine che secondo lei sintetizza bene il vostro anno?

"L’immagine è quella di un gruppo sempre unito e compatto, che ha esultato nelle vittorie ed è sempre stato molto coeso anche nelle difficoltà. Un gruppo che non ha un leader che spicca o offusca gli altri, ma fatto di ragazzi molto legati fra loro e che hanno grandi qualità, che secondo me garantiranno il futuro della Roma."

C’è stato un momento di difficoltà?

"La difficiltà è far capire a dei ragazzi alle soglie dei diciassette anni che solo il lavoro sul campo paga e che i risultati sono figli solo del duro lavoro e dell’allenamento. Quello degli Allievi è un po’ un anno di passaggio dall’adolescenza a un’età più matura e i giocatori devono pensare che ogni allanemeto è una partita. Ci sono riusciti e le loro qualità hanno fatto il resto."

Dopo la vittoria al Torneo di Arco, avete avuto la sensazione che avreste vinto lo scudetto?

"Parlare di sensazione forse è esagerato, però sicuramente Arco ci ha dato la conferma che la Roma c’era, che era al vertice in Italia e poteva andare a giocarsela con tutte. Per la mia giovane esperienza, posso dire che ci possono essere tanti fattori che influiscono sul risultato, perciò non è che fossimo certi di vincere. Sapevamo però di essere cresciuti molto e di poterci battere alla pari con le squadre migliori d’Italia."

E poi c’è stato il 17 giugno. Qual è la prima cosa che le viene in mente se ripensa a quella giornata?

"Lo sguardo dei ragazzi tra il primo e il secondo tempo. C’era Bruno Conti nello spogliatoio con noi e quelli sono momenti particolari, unici, che ti restano nel cuore. Le maglie giallorosse..."

Che cosa vi siete detti?

"Diciamo che abbiamo fatto più che altro delle osservazioni tecniche: eravamo sull’1-0 e la sarebbe ripartita forte. Bruno era al mio fianco, i ragazzi di fronte a noi. Ho detto loro che per vincere serviva anche qualcos’altro: cuore, attaccamento all maglia e la voglia di portare i nostri colori sul tetto d’Italia. È stato un secondo tempo di grande passione. Vedere tutta la dirigenza della prima squadra ci ha fatto capire quanto questa società sia una grande famiglia. C’era la dottoressa Mazzoleni che ci ha fatto una bellissima sorpresa, c’era Bruno Conti, c’erano tutti, dalle maggiori cariche della prima squadra fino al segretario e al magazziniere del settore giovanile. Eravamo tutti lì: è stata una grande soddisfazione per me e altrettanto per i ragazzi.Questo testimonia che è stata una stagione di grande crescita in cui la Roma continua a sfornare giocatori che speriamo di ritrovare in prima squadra."

Alla fine della partita con la , lei ha detto «Tenetevi le liste di oggi perché questi ragazzi li ritroverete tra qualche anno in serie A». Conferma?

"Speriamo, l’ho detto perché sono convinto che più di qualche giocatore lo ritroveremo in serie A, speriamo con la maglia della nostra squadra. Questo testimonia che anche in un momento di grande gioia il nostro pensiero va sempre alla prima squadra. L’ho detto a caldo e lo riconfermo ora a freddo: voglio vederli con la maglia della Roma."

Lei dalle sue squadre è sempre molto amato, i giocatori la ricordano anche quando vanno via: come fa?

"Io sono sempre me stesso, forse mi aiuta il fatto di essere giovane. Penso che i ragazzi portino nel cuore un po’ tutti gli allenatori che hanno avuto. Se qualcuno mi mi fa piacere a livello personale, ma so che loro sono dei professionisti seri che devono tanto alla Roma perché li ha lanciati nel calcio professionistico. Auguro loro tutto il meglio e spero di vederli con questa maglia alla fine della loro esperienza lontano dalla Capitale."

In estate si era molto parlato di un suo passaggio all’Inter, invece alla fine è rimasto qui.

"Sono tutte cose che ho sentito e letto sui giornali, io non ne ho mai parlato e non ci sono mie dichiarazioni del genere. Questo è il mio sesto anno alla Roma, sono molto legato a questa società, a Bruno Conti e a tutti quelli che mi hanno voluto bene in questi anni. Ho un contratto con la Roma e sono orgoglioso di stare qui perché sono un grande tifoso sin da quando ero bambino e per me ancora oggi disrtribuire quelle maglie nello spogliatoio mi dà sempre una forte emozione. Credo che si sia parlato un po’ troppo, mi piacerebbe che le cose uscissero dalla mia bocca e dalla mia bocca non sono mai uscite. Ho un contratto con la Roma e intendo onorarlo fino alla fine."

Chi è il giocatore che l’ha impressionata di più fra quelli che avete affrontato?

"Secondo me i ’93 sono un’annata che a livello italiano ha raccolto poco, nel senso che le selezioni nazionali non rispecchiavano i migliori calciatori. Con questo voglio dire che sono cresciuti altri calciatori, non che fossero sbagliate le convocazioni. Il clan azzurro sta lavorando alla grande e penso che possano farci togliere grandi soddisfazioni."

Uno in particolare?

"Non è facile, forse Crisetig dell’Inter. Tolti i nostri, credo sia il più promettente, ha già esordito in serie A ed è un giocatore completo."

C’è fra i suoi un giocatore che l’ha sorpresa?

"Dei nostri è cresciuto il gruppo, fare un solo nome sarebbe un torto nei confronti degli altri perché sono cresciuti davvero tutti. Sono molto contento perché potranno togliersi grandi soddisfazioni e spero di andarli a trovare all’Olimpico quando giocheranno nella Roma."

Adesso ci sono i ’94. Come si fa a scongiurare il rischio complessi di inferiorità?

"Ogni gruppo ha le sue qualità. Non si possono fare paragoni perché possono solo danneggiare i ragazzi. I ’94 stanno crescendo a vista d’occhio e hanno l’esempio dei gruppi precedenti, i’91, i ’92 e i 93, che cioè il lavoro paga: loro lavorano tanto, stanno facendo bene e sono cresciuti tutti. Secondo me ci sono tutte le premesse perché anche questa squadra sforni giovani di qualità, però noi preferiamo andare avanti a fari spenti. Meno si parla di noi, meglio è, perché noi dobbiamo pensare solo a lavorare, lavorare, lavorare."

Da inizio stagione la squadra è cresciuta tanto.

"Secondo me sì, i ragazzi lo sanno perché quando c’è da dirci bravi lo facciamo, quando c’è da analizzare un errore anche. Dal 4 gennaio torneremo in campo per prepararci alla fase più importante della stagione perché è quella in cui si sancisce la crescita. Speriamo che più ragazzi possobile possano fare la Primavera della Roma."

Lei cosa sognava a diciassette anni?

"A diciassette anni purtroppo ho avuto il mio secondo intervento. Sognavo di fare il calciatore di serie A, come fanno i miei ragazzi. È un sogno bellissimo e devono inseguirlo fino alla fine con tutta la loro energia. Il segreto della carriera di un giocatore è l’allenamento: di Maradona ce n’è stato uno, gli altri sono diventati grandi con l’allenamento e ne sono la dimostrazione i campioni che abbiamo in casa, da in giù. Ripeto, il segreto è allenarsi, non sentirsi mai bravi, migliorare sempre: se sei bravo con un piede, pensa a migliorare con l’altro."

Esprima un desiderio per il nuovo anno.

"Spero che la Roma esca velocemente in un modo o nell’altro da questa situazione di passaggio societario, perché prima di essere un allenatore della Roma, sono un tifoso, quindi sogno di vedere la prima squadra sempre in vetta, anche perché se va bene lei, va bene anche il settore giovanile. E poi sogno di sentire lo speaker dell’Olimpico chiamare il nome dei nostri ragazzi mentre superano la linea del fallo laterale per entrare in campo, come hanno fatto D’Alessandro, Crescenzi, Pettinari e Scardina che ci hanno regalato grandi emozioni. Quella è stata la nostra vera vittoria, perciò il mio sogno è questo."