La penna degli Altri 23/12/2010 10:45

«Noi nell’As Roma? Un onore»



L’associazione è adesso appena allo 0,01%. In appena 6 mesi, non è poco. All’Amburgo nel ’93 hanno iniziato in 36. Adesso sono 60 mila e possiedono il 100% del capitale sociale. Ma c’è un modo per accelerare la crescita. MyRoma potrebbe raccogliere le deleghe dei piccoli azionisti. Si può fare. La quota di flottante, la parte del capitale sociale non in mano ai Sensi, è del 33%. 

Campanile, fonti finanziarie vicine alla trattativa riferiscono di una disponibilità a offrirvi un posto nel Cda dell’As Roma qualora riusciste a raggiungere almeno una quota del 5% del capitale sociale. Cosa risponde?

Ne saremmo chiaramente onorati e rappresenterebbe certamente anche un enorme passo avanti per tutto il sistema calcio in Italia: il primo caso di partecipazione attiva e di collaborazione concreta e propositiva dei

sostenitori di un club calcio alla sua gestione. Finalmente, si potrebbe avere anche in Italia un modello di gestione di una società di calcio più sano e vicino ai modelli europei di maggiore successo, dove i supporters

del club sono parte integrante della vita e della crescita della squadra, e penso a Bayern Monaco, Amburgo o Borussia Dortmund. D’altra parte, in un sistema calcio che a livello europeo per forza di cose si sta sempre più uniformando ai rigidi, ma anche giusti, criteri di gestione economico-finanziaria e sportiva dei club imposti dall’Uefa con le regole del fair play finanziario, è proprio la massima valorizzazione di un rapporto sano e sinergico tra squadra e tifosi a poter rappresentare nel futuro ormai prossimo del calcio, a livello globale, una

delle maggiori forze per il successo di un club. E la Roma è nata per primeggiare in tal senso!



Ora siete vicini allo 0,01% del capitale As Roma. Come si può fare, allora, a raggiungere quell’auspicato 5%?

Attraverso lo strumento della "delega di voto" da parte dei piccoli azionisti in loro rappresentanza. L’As Roma ha oggi un flottante di circa il 33%, tutto in mano a una miriade di piccoli azionisti-tifosi della squadra. Oggi la gran parte di questi soggetti detiene tali titoli semplicemente per amore della Roma, senza partecipare alle assemblee e utilizzare attivamente lo strumento del voto assembleare. MyRoma, in un’ottica di piena rappresentanza degli interessi di tutti i sostenitori giallorossi, potrebbe rappresentarli unitamente a se stessa durante le assemblee dei soci, raggiungendo così un peso percentuale estremamente significativo. D’altra parte, la priorità di MyRoma è proprio diventare la gamba stabile dell’azionariato della AS Roma e il primo rappresentante e soggetto finanziatore di tutto ciò che più sta a cuore al popolo giallorosso.



C’è chi non capisce l’importanza di avere un posto nel Cda della Roma. Spieghi perché è un vantaggio per

l’azionariato popolare.

Perché vuol dire automaticamente divenire soggetti attivi nella gestione del club e poter finalmente collaborare in modo più concreto e propositivo per favorire la crescita economica e sportiva della nostra Roma negli anni, sfruttando al meglio tutta la “economia indotta” generabile da uno stretto contatto tra la Roma e la sua à,


come già avviene da sempre in Spagna ed oggi con grande successo anche in Germania. 

Ipotizziamo che vi venga proposto di partecipare a un progetto che preveda una cordata con più imprenditori, guidata dalla Sensi.MyRoma potrebbe prenderlo in considerazione?

Come detto più volte, MyRoma non fa scelte di campo, MyRoma vuole esserci per sempre, perché i tifosi romanisti siano da oggi e per sempre - in modo auspicabilmente via via più rilevante - azionisti, proprietari e responsabili della propria squadra, proprio come avviene con 100 anni di storia alle spalle per il Real Madrid o ancor meglio per il . MyRoma è semplicemente lo strumento giuridico messo a disposizione dalla legge italiana per realizzare concretamente questo sogno nel tempo, come per il trust del Bayern Monaco in Germania, che oggi è arrivato a detenere circa l’80% del club, finalista di dello scorso anno. Per questo MyRoma oggi è assolutamente avulsa da manovre per l’acquisto del controllo della As Roma. MyRoma sta con i tifosi giallorossi e con la à di Roma, e quindi automaticamente con chiunque abbia a cuore le sorti del nostro club e voglia acquisirne il controllo per favorirne l’ulteriore crescita e sviluppo negli

anni, con un progetto imprenditoriale serio secondo i dettami Uefa del fair play Finanziario.




Attualmente, quanti soci conta MyRoma e come sta procedendo la campagna di sottoscrizioni?

Dopo circa 6 mesi di vita, ha già registrato centinaia di soci da tutta Italia e da tutto il mondo e conta di arrivare, già nei primi giorni del nuovo anno, a possedere oltre 10.000 azioni della As Roma. Tutto questo solo con passaparola, internet, volontariato e autofinanziamento. Da gennaio vorremmo iniziare poi una campagna concreta di raccolta delle quote associative attraverso stand informativi nel week-end allo stadio e nelle piazze più importanti di Roma, oltre agli incontri settimanali con i tifosi a Testaccio. Per tutto questo stiamo realizzando del materiale informativo proprio per i tifosi. Nei giorni scorsi abbiamo voluto festeggiare proprio i nostri "primi associati", che hanno voluto condividere e partecipare fin dall’inizio a questa nuova avventura e accompagnare MyRoma fin dai suoi primi passi, offrendo loro un brindisi di Natale e consegnando le prime tessere associative. È chiaro che siamo solo agli inizi, ma considerando la non-cultura dell’azionariato popolare nel nostro calcio, dove fino a pochi mesi fa si diceva addirittura non fosse giuridicamente attuabile, abbiamo già fissato un buon punto di partenza. È altrettanto evidente che ci aspettiamo da una à come Roma, e da una tifoseria appassionata e propositiva come la nostra, una risposta sempre più forte e importante per creare qualcosa di grande e unico in Italia. D’altra parte abbiamo davanti a noi un’occasione

unica, d’oro: essere la prima società di calcio ad azionariato popolare in Serie A e per vincere, per una volta, dipende solo da noi.




Perché, come sostiene Paolo Cento, l’azionariato popolare è "la soluzione" per la crisi del calcio?

Perché in un sistema che, a livello europeo, già dalla stagione 2011/2012 dovrà cominciare ad uniformarsi alle regole dell’autofinanziamento e di una gestione economicamente e finanziariamente più sana ed equilibrata dei club di calcio, con indicatori a livello di rapporto tra la capacità di generare ricavi e mantenere determinati livelli di monte ingaggi e indebitamento verso le banche molto più stringenti, è proprio lo stretto legame tra la squadra ed il suo tessuto sociale di riferimento che potrà dare una nuova e maggiore capacità finanziaria ad un club rispetto a un altro. Laddove non sarà più possibile nei prossimi anni - per poter accedere alle competizioni europee - ricorrere al patrimonio personale di ricchi presidenti o all’indebitamento bancario oltre determinate soglie, la capacità di spesa e di investimento di un club dipenderà sempre più e soltanto da se stesso e quindi dalla sua capacità di creare un rapporto virtuoso di sostegno e fiducia con la propria tifoseria.



In Italia c’è una normativa di riferimento?

Da noi manca una normativa di riferimento per gli stadi, non per l’azionariato popolare. L’azionariato popolare già si può fare. Esiste, noi ne siamo la prova provata. Semplicemente, come in tutti i Paesi europei,

Inghilterra, Germania, ma anche Spagna con la sola eccezione di Real Madrid, , Atletico Bilbao e Osasuna, l’azionariato popolare necessita di un soggetto giuridico intermedio tra i soci ed il club. Nel nostro caso è MyRoma, un’associazione. Questo semplicemente perché in tutta Europa le società di calcio devono essere società di capitali (con la sola eccezione in Spagna di Real Madrid, , Atletico Bilbao e


Osasuna appunto) e dunque, per fare sì che ogni tifoso valga "un voto" a prescidere dalla quota sociale versata, è necessario prevedere un soggetto giuridico intermedio, collettore di tutti i tifosi, nel quale per legge

ogni associato valga per "testa" e non per "quota patrimoniale" rappresentata e sottoscritta. Questa non è altro che l’associazione in Italia ed il trust in Germania e Inghilterra. Il vero ritardo in Italia è rappresentato proprio da una legge a favore della partecipazione diretta dei tifosi al capitale del proprio club. In Germania ed Inghilterra

già ci sono e favoriscono la nascita e lo sviluppo di trust di supporter-azionisti e nel tempo proprietari del club. Si pensi appunto a Bayern, Amburgo, Werder, St. Pauli o  in Gran Bretagna. In Italia, invece, siamo ancora anni luce indietro su questa tematica, in realtà così importante a livello non solo sportivo ma anche sociale ed economico. Ma noi non disperiamo. Anzi. D’altra parte, anche in Germania le leggi sono state promulgate solo "dopo" aver testato i casi di successo dei primi temerari "sognatori". Quindi siamo in linea con l’Europa. Solo, come al solito, con un bel po’ in ritardo. Dobbiamo uscire dai consueti schemi mentali e abbandonare l’idea di un calcio feudale.