La penna degli Altri 18/12/2010 09:54

Lo Shakhtar vuole la storia

Lui, Lucescu, aveva previsto una italiana. Forse perché in questi giorni è nel nostro paese: «Per rilassarmi e incontrare gli amici». Lui il calcio italiano lo conosce bene. La Roma, poi, l’ha già incontrata (correva l’an­no 2006, uno 0-4 poco confortante all’Olimpico e un successo di misura a Donetsk). Ma sa che questa vol­ta la cosa è decisamente più complicata, più per con­dizioni oggettive che per limiti soggettivi. Perché la Uefa chiederà alle squadre di andare in campo per contendersi il passaggio del turno, il campionato ucraino sarà fermo o appena ripartito mentre quello italiano sarà nella fase cruciale, quella in cui i gioca­tori sono normalmente più in forma.

IL PIANO -Insomma, bisognerà evitare di farsi trova­re impreparati, pericolo, peraltro, brillantemente evitato in occasione della conquista della Coppa Ue­fa, un paio di stagioni fa, ai danni del Werder Brema (da tutti dato per favorito). Lucescu, d’altro canto, non è certo un tecnico di primo pelo. Il programmi­no lo ha già messo a punto. Dice:«Ci ritroveremo a Donetsk il 9 gennaio e il 18 partiremo alla volta de­gli Emirati Arabi dove parteciperemo a un torneo che si svolgerà tra il 20 e il 26 gennaio. Poi, dopo un bre­ve soggiorno in Ucraina, andremo in Spagna e gio­cheremo un torneo ad Alicante. Ma non escludo un altro stage in Turchia».Insomma, tutto organizzato nei minimi dettagli perché lo Shakhtar sta costruen­do la storia: capolista nel girone, per la prima volta agli ottavi. Se poi arrivassero anche i quarti, allora veramente lo spirito di Aleksei Grigorevic comince­rebbe ad aleggiare sulla testa di Lucescu, se non pro­prio eroe nazionale, quantomeno eroe cittadino, con tanto di statua come Lenin nell’omonima piazza o dell’imprenditore inglese che avviò lo sfruttamento delle miniere.

OLIGARCA -Rinat Akhmetov non è Surkis, l’uomo che ha portato l’Europeo del 2012 in Ucraina (organizza­zione a mezzadria con la Polonia), ma non se la pas­sa sicuramente male. Di strada il ragazzo (ha appe­na quarantaquattro anni) ne ha fatta. Il papà scende­va nelle miniere, mani callose e volto coperto di fu­liggine. Lui le miniere le ha acquista­te. Forse proprio in onore del padre, pur avendo costruito le sue fortune con l’acciaio, ha deciso di acquistare la squadra dei minatori (Shakhtar, appunto, in ucraino) e non il Metalurg (che tempo fa affrontò la Lazio). For­bes, la rivista che fa le classifiche dei ricconi, lo piazza nelle posizioni di rincalzo, intorno al quattrocentesimo posto. Ciò non toglie che lui «valga» 5,2 miliardi di dollari, che abbia una società finanziaria (la Sistema Capital Management Group) che fattura quasi sette miliardi di dollari e abbia trasformato lo Shakhtar nella squadra più vincente del Paese, declassando nelle gerarchie sportive la vecchia Dinamo di Loba­novsky o del più «contemporaneo» Shevchenko. Cer­to per la Roma non sarà una passeggiata di salute, an­che perché a Donetsk la Roma non troverà certo un clima primaverile. E, soprattutto, troverà Lucescu che conosce il calcio italiano (si portò in Ucraina an­che Matuzalem e Cristiano Lucarelli) e sa anche co­me metterlo in difficoltà.