La penna degli Altri 22/11/2010 10:23
Una telefonata di Spinelli a Pradè: tutto nacque così
SEGNALAZIONE -La telefo nata che ha dato inizio a tutto, è stata fatta da Aldo Spinelli a Daniele Pradè. Sì, l'ex proprietario del Genoa, da qualche anno al timone di coman do del Livorno. Spinelli ha il vezzo, appena può, di andare a rilassarsi a Montecarlo dove, quando e come può, è un assiduo spettatore delle partite del Monaco. Lo vede una volta, lo vede due, lo vede tre e si convince,«questo è un fenomeno». Non potendo acquistarlo per il suo Livorno, telefona al ds giallorosso che, pe raltro, conosceva da un paio d'anni Jerry (co sì ormai lo chiamano tutti a Trigoria), ma ave va sempre dovuto rinviare qualsiasi approc cio perché per il mercato il suo portafoglio mai aveva contato. Quando arrivò la telefona ta di Spinelli, Daniele Pradè era in compa gnia di Oscar Damiani, procuratore, grande esperto del mercato transalpino, che non fe ce altro che dare ragione al presidente del Livorno,«Daniele è proprio così, Menez è un fe nomeno». Il ds romanista decise di mettersi in moto (la Roma quell'anno lo andò a vedere dal vivo almeno una decina di volte), sapen do, quella volta, di avere un po' di cash da spendere, visto che erano rimasti in cassa i venti milioni destinati all'acquisto di Mutu,poi svanito.
TRATTATIVA -La prima telefonata al presidente del Monaco, gelò Pradè. Siamo verso la fine di luglio del 2008,«voglia mo venti milioni di eu ro »la richiesta iniziale, fatta da Marco Simone, l'ex giocatore del Milan, all'epoca dirigente del club monegasco. Uno sproposito per un ra gazzo di venti anni, oltretutto reduce da un'operazione di pubalgia. Ma il ds romanista non mollò. Voleva Menez, sapeva che Menez voleva andare via, ma soprattutto sapeva che Arsenal e Manchester United (Ferguson ave va pagato pure un'opzione da mezzo milione di euro per bloccare il francese sino alla fine di luglio) avevano mollato, preoccupate per il recupero fisico del ragazzo. E allora, amiche vole a Montecarlo. Tre agosto 2008. La sera precedente, i dirigenti giallorossi, Pradè e Bruno Conti, andarono a cena in un noto risto rante del principato, presenti il giocatore e i suoi due procuratori, Migliaccio e Bernes, i numeri uno del calcio francese, il primo è sta to il manager di Zidane, oggi lo è di Nasri e Benzema, oltre che del nostro Jerry. Duran tequella cena non solo si trovò l'accordo per lo stipendio (Menez non fece nessuna questio ne di soldi, si accontentò di centomila euro in più rispetto al milione che incassava dal Mo naco), ma soprattutto i dirigenti giallorossi ebbero la certezza che il giocatore sarebbe in tervenuto pesantemente sulla dirigenza del suo club per convincerli a ridimensionare le pretese per il suo cartelli no, richieste che, intanto, erano scese a quindici milioni, con la Roma fer ma a un'offerta da nove milioni. Menez nei giorni successivi fece la sua parte, supportato, ecco che entra in scena l'ulti mo protagonista, da Le andro Cufrè, un passato mai dimenticato da romanista, all'epoca al Monaco.Daje e daje,alla fine si trovò il punto d'incontro quando mancavano pochi giorni alla chiusura del mercato: dieci milioni e mezzo al Monaco più un milione e mezzo in premi, clausola libera toria da ventisei milioni per il ragazzo come da richiesta di Migliaccio, quattro anni di con tratto (non ci fu verso per chiudere un quin quennale). Brindisi. Menez ci ha messo un pa io di stagioni a illuminare con il suo talento, ora è un giocatore che sembra destinato a una carriera da assoluto protagonista. A Roma, poi, ormai ci sta benissimo, è grande amico di Bruno Conti che in lui un po' ci si rivede, nel lo spogliatoio è stimato da tutti, a partire da Francesco Totti. E questa può essere soltan to un'ulteriore garanzia.