La penna degli Altri 23/11/2010 10:33

Roma, per cambiare la storia

IL PREDECENTE - Il 20 marzo 1985 la prima Roma di Sven Goran Eriksson, un cantiere imperfetto, veniva eliminata dai quarti di Coppa delle Coppe - anche lei non esiste più - dal Bayern di Udo Lattek. La qualificazione era stata in realtà decisa a l’andata nell’altro Olimpico, quello di Monaco, quando venne coniato il termine scaldabagno per definire il gol da lontanissimo del roccioso Augenthaler.

Due a zero per i tedeschi. Al ritorno, per il Bayern fu sufficiente amministrare il vantaggio e sfruttare le occasioni. Gol su rigore di Lothar Matthaeus, che poi sarebbe andato all’Inter, pareggio simbo­lico di Nela e mazzata finale, sotto la Cur va Nord, di Koegl. Uno a due, tutti a casa.

I VINCITORI - Ma qualcuno vinse eccome. I tifosi. Erano 55.504 quel pome riggio. Alla Roma del presidente Viola regalarono un incasso da oltre un miliardo di lire. E poi cantarono. Dall’inizio alla fine, in un giorno che invece di annunciare la primavera ricordava che l’inverno non era finito. Per Roma e per la Roma. Lo sentiva addosso, il maltempo, la gente, non solo perché il Bayern maltratta va una Roma che non vinceva da due mesi (eppure era vicecampione d’Europa, come il Bayern oggi), ma anche perché l’Olimpico allora nonera coperto. E se andavi allo stadio, a meno che non avessi il posto nello spicchio privilegiato di tribuna Mon te Mario, dovevi mettere in conto di bagnarti. Così successe. Ma nessuno se ne accorse, impegnato com’era a inventare un motivetto che sarebbe rimasto nella storia:«Che sarà sarà, ovunque vi seguirem, ovunque vi so sterrem, che sarà sarà», sulle note rese famose da Doris Day. Continuo, incessante, quasi ossessivo. Tanto da lasciare a bocca aperta l’allenato re avversario, Lattek:«Sono scon volto. Non avevo mai visto una squa dra che sta uscendo dalla coppa e che viene sostenuta in questo modo dai propri tifosi. Mi sono emozionato. In Germania certe cose non succedono». Ne anche in tanti altri stadi d’Italia, per la verità.

PRESENTE - E forse nemmeno all’Olimpico, stasera. No, non sarà come 25 anni fa. Magari pioverà di nuovo ma i tifosi sa ranno “solo” 40.000, in un Olimpico molto più grande e molto più dispersivo, per certi versi più fred do, e persino coperto in tutti i setto ri. Ma magari è meglio così. La Ro ma deve augurarsi che sia proprio diverso, risultato incluso, perché la quarta sconfitta in altrettante parti te contro il Bayern potrebbe costare un’altra eliminazione. Dalla Cham­pions, stavolta. E allora, è bello cu stodire quel ricordo da brividi. Ma è ancora più bello aiutare , che all’epoca aveva 8 anni, e Ranieri, che nel 1985 giocava nel Palermo, a cambiare la storia. I romanisti che videro i loro sogni di rimonta impos sibile sbattere contro Pfaff, l’insupe rabile belga, aspettano la ri vincitada un quarto di secolo.