La penna degli Altri 30/11/2010 10:51
Oggi il faccia a faccia a Trigoria
Stamattina a Trigoria tutta questa cosa non dovrebbe essere più retorica. La sconfitta di Palermo, oltre a fare prima di ogni altra cosa male ai tifosi della Roma, ha lasciato un brutto segno anche nei calciatori e nellallenatore. Nel viaggio di ritorno dal Barbera non cera esattamente una grande atmosfera. Non poteva esserci. Non doveva esserci. Il minimo. Oggi al Bernardini Ranieri parlerà alla squadra e lo farà senza dirigenti. Quella che si può definire veramente una cosa da spogliatoio.
Il 3-1 in Sicilia ha il bruttissimo sapore della ricaduta, che, si sa, è sempre peggio della caduta. La squadra era convinta di andare a vincere, si diceva conscia dellimportanza della sfida, delle prospettive che si sarebbero potuto immediatamente aprire con una vittoria e invece è arrivata una sconfitta e nel peggiore dei modi, con la Roma che col passare dei minuti si è sfilacciata. Scollata. Allungata. Innervosita. Di tutta quella consapevolezza in campo non sè visto praticamente niente.
Non sono i cosiddetti i riportini, né sono le voci da dentro, ma persino le immagini televisive a raccontare di una squadra che a Palermo ha saputo essere tutto tranne che squadra. Gente che scuoteva la testa per un errore del compagno, battibecchi per mancati movimenti, rimproveri a distanza, scelte non condivise in particolari situazioni di gioco. Che poi certe cose possono pure capitare, ma se perdi 3-1 no. Mai. E la sensazione che ci sia un nesso causa-effetto è qualcosa di più di una sensazione.
E unimmagine televisiva, persino. Se non si è salvato un reparto vuol dire che - almeno al Barbera - non cera una squadra. Non si tratta di scegliere un colpevole, di tirare fuori statistiche che lasciano il tempo che trovano, si tratta di assumersi definitivamente le responsabilità che la situazione e la professionalità richiedono. Se è vero come è vero che i calciatori sono rimasti scottati dalle tre pizze prese a Palermo è ora che comincino a non porgere laltra guancia. Se è vero - ma bisogna vedere quanto - che ci sono oggettive difficoltà, allora è ancora più urgente affrontarle e superarle. Se i rinnovi sono bloccati, che si sblocchino altre dinamiche. Gli enghé, secondo certa pedagogia non servono più nemmeno nella culla. Neanche le parole servono a niente. Lunico modo di uscirne è vincere e per farlo bisogna comportarsi di conseguenza. Crederci e lottare. Pensare ai doveri e alla grandezza che possono darti i tifosi della Roma.
Ci stanno due partite prima della Partita: a Verona col Chievo, allOlimpico col Bari e poi col Milan a San Siro. E questo il programma secco da qui a Babbo Natale. Niente regali, ci vogliono almeno sette punti. Ci vuole uninversione di tendenza, a U.
Da qui allinizio del girone di ritorno giocheremo in trasferta a Verona, a Milano, a Genova con la Samp e a Cesena - senza considerare Cluj - cioè giocheremo lontano dallOlimpico 5 delle prossime 7 partite. Dirsi che finora non abbiamo mai vinto non solo è un alibi, è una condanna.