La penna degli Altri 27/11/2010 12:24
«Mia cara Roma voglio superarti»

Tanto per cominciare, è uno dei pilastri del Palermo ormai da tre anni, ha partecipato alla crescita della realtà rosanero assumendo un ruolo sempre più importante stagione dopo stagione; è tornato nel giro della Nazionale; dopo aver contribuito a svezzare Kjaer, sta facendo lo stesso col nuovo compagno di reparto Munoz; e se la Roma della sua infanzia resta in uno spicchio del cuore, domani state certi che farà di tutto per batterla. Ecco la sua intervista in esclusiva per il nostro giornale.
Bovo, leviamoci subito il dente. Se facesse gol alla Roma esulte rebbe?
«Certo. Ne faccio così pochi, che quando mi capita festeggio eccome»
E la parte giallorossa di Cesare cosa proverebbe?
«Giro lItalia calcistica da quando avevo 19 anni; oggi ne ho 27. Non ci sono più molte cose che mi tengono così attaccato a Roma. Del mio passato nelle giovanili, del mio tifo romanista da ragazzo lo sanno tutti. Domenica rivedrò con piacere per sone assieme a cui sono sono cresciuto. Tutto qui».
Se il Palermo vince, opera il sorpasso. Ed ottiene la terza vittoria consecutiva.
«Cerchiamo la quadratura di squadra attraverso la continuità di risultati. Il Palermo è una realtà che sta crescendo, da quando è tornato in A è sempre stato protagoni sta. Lanno scorso, quando sfioram mo la Champions, è stato il migliore per il gruppo e per la città. Puntiamo a ripeterci».
Lei è fra quelli, assieme a Cassa ni, che fa parte di questo progetto ormai da più tempo. Palermo può fare un altro passo avanti?
«In questo momento non saprei. La nostra filosofia è quella di anda re avanti un impegno alla volta, in campionato e nelle Coppe. Siamo consapevoli di essere una squadra forte ma preferiamo non parlare di obiettivi specifici. La situazione del Palermo la definirei stabile. Cè una politica societaria molto chiara, che punta sui giovani da lanciare, inseriti in unossatura collaudata».
Bovo dunque come chioccia del gruppo?
«E normale che i vecchi traccino la strada agli altri. Se sembra strano indicarmi come vecchio, data letà, diciamo esperto».
Accanto a lei lanno scorso cera un talento come Kjaer, oggi è arri vato Munoz. Può tracciare un pa ragone fra i due?
«Diversissimi sul piano fisico, accomunati solo dalletà. Kjaer ha potuto avere unintroduzione più agevole nel nostro calcio perché non è stato subito titolare, Munoz ha giocato immediatamente. Come forza fisica, largentino è anche superiore a Kjaer e devo dire che impara velocemente. Rispetto alle prime giornate, è migliorato notevolmente. Io cerco di dare loro qualche consiglio. Parlo poco? Parlo quando serve, non mi piace farlo per dare fiato alla bocca. La comunicazione coi compagni è però un aspetto nel quale devo migliorare, ma quando occorre mi faccio sentire anche con poche parole».
Cesare è un ragazzo semplice, alieno dal protagonismo. Forse questo nel calcio è uno svantaggio?
«Se devo andare sotto i riflettori, vorrei che fosse solo per quanto faccio in campo. Non mi piace il contorno del calcio. Nella vita mi accontento di poco, una chiacchierata a casa con gli amici e le persone con cui sto bene. Per me conta il campo e il giudizio del mio allenatore; se da più stagioni riesco sempre a giocare titolare vuol dire che riscuoto la loro fiducia e questo mi basta».
Argomenti scabrosi: Nazionale e Juventus...
«Per niente. In Nazionale Prandelli mi ha convocato, mi ha dato la possibilità di dimostrare, sono rimasto fuori solo dallultima chiamata. Ma il ct non mi doveva nessuna spiegazione, neppure ci ho pensato. Ovvio che dispiace un po ma è uno stimolo per fare ancora meglio. Della Juventus non so cosa dire. Non ho nessuna notizia di contatti: io penso che resterò a Palermo ma non sempre decide la volontà del giocatore. Magari è la società che vuole cambiare e tu ti devi adeguare».
Parliamo della famosa fase di fensiva del Palermo della quale si parla tanto...
«E un po a sproposito... Intanto è sempre un discorso di reparto e mai individuale. E proprio il lavoro dinsieme che fa la differenza. Le ultime partite dimostrano che le co se sono migliorate ma le caratteristiche del Palermo ci portano a costruire gioco sin dalla difesa, a cercare lazione sulle fasce. I nostri terzini in fase offensiva ce li invidia tutta Italia. E chiaro che qualche rischio in più lo corriamo, ma io credo che il gioco valga la candela. Continueremo con questa mentalità».
E di Ranieri, un romano sulla panchina della Roma, che pensa?
«Grande allenatore ma non lo conosco personalmente. Il fatto che sia romano è un aspetto romantico, ma non credo che incida. Un professionista simmedesima nella città in cui lavora. Per esempio mi sembra difficile che un palermitano possa fare meglio di Rossi sulla nostra panchina, proprio perché vi vendo qua Rossi dà tutto per Palermo».