La penna degli Altri 18/11/2010 10:14

Liddas l’astrologo diede a Claudio la prima maglia gialla e rossa. Dopo 23 anni riecco la "bilancia" Ranieri per fare gruppo



In tutto questo trambusto, nessuno fa caso a un ragazzo di ventidue anni che si accomoda in panchina: si chiama Claudio Ranieri. Cresciuto nelle file del XII° Giallorosso è finito alla Roma qualche tempo addietro con il parere positivo di Helenio Herrera. Anzalone, ha rilevato il suo cartellino in cambio di una muta completa

di maglie. Ed ora eccolo lì, Ranieri, timido, mentre il Paron Rocco lo sfiora e con il suo timbro inconfondibile scambia qualche battuta con Ciccio Cordova. Il ragazzo è già stato schierato a Piacenza, il 19 agosto, una ventina di minuti al posto di Francesco Rocca, tanto per rompere il ghiaccio. Trebiciani, che lo ha avuto

in Primavera (e ancora oggi Claudio che ha la memoria lunga gli si rivolge chiamandolo “Mister”), ha parlato bene di lui a Scopigno e Manlio è curioso di vederlo all’opera all’Olimpico. Passano 58’, poi Peccenini è richiamato sotto la doccia, tocca al ragazzino. Il bianco accecante delle tribune sembra un mare minaccioso.

Ranieri si butta nella mischia. Il campionato 73/74, quello della consacrazione tra i professionisti inizia così. Per il debutto in serie A occorrerà avere un pizzico di pazienza in più. Il 7 ottobre 1973, nella “prima” con il , Ranieri, con la maglia numero 14 sulle spalle (numero ambito negli anni 70 in quanto scelto


da un certo Johan Cruyff) è in panchina. Scopigno, si deciderà a utilizzarlo solo a novembre, nella sfortunata trasferta di Genova. La Roma, quel giorno, si schiera in maglia bianca, perde 2-1, un vero disastro, perché Scopigno, attanagliato da problemi di salute non crede né in se stesso, né nella squadra: «A centrocampo – dice il tecnico – i miei non marcano nessuno. In difesa ogni domenica ne inventiamo una».



In questo clima Ranieri torna frettolosamente in panchina, fino all’inevitabile resa di Scopigno, che dopo la sconfitta del 25 novembre contro il Foggia si fa responsabilmente da parte. Al capezzale della squadra arriva un certo Nils Liedholm, che già in estate era stato in lizza per assumere la guida della prima squadra. L’esilio di Ranieri continua per un altro mese buono. Il nuovo Mister sta studiando tutti i suoi ragazzi, compreso lui. Lo studio del Barone riguarda non solo le caratteristiche tecniche, ma anche quelle astrologiche. Il suo pallino,

lo sanno tutti, è quello della Bilancia, è convinto che coloro che sono nati sotto il suo segno (o sotto quello dello Scorpione) abbiano qualcosa di speciale e lo dice senza problemi: «Quanto compatisco chi guarda all’astrologia con sufficienza. Pelé è esattamente tra Bilancia e Scorpione, il massimo. Io sono della Bilancia

(come Falcao e N.d.A). La Bilancia è come la giustizia: quelli nati sotto questo segno fanno gruppo, fanno compagnia
». Liedholm, chiaramente non sceglieva i giocatori da mandare in campo in base allo zodiaco,

ma considerava quel particolare una sorta di spia luminosa, un indizio rivelatore disponibile per chi aveva la capacità e la voglia di leggere. 

Claudio Ranieri, non è un segreto, è nato il 20 ottobre e per soli due giorni è, a tutti gli effetti,  una bilancia. Il vero diploma di laurea della sua vita, dunque, Ranieri lo ebbe proprio dal Barone, che gli diede la prima maglia giallorossa della sua vita (in precedenza, altro segno del destino, aveva giocato sempre in bianco) schierandolo nel corso di Roma– del 23 dicembre 1973. Quel giorno la Roma pareggiò.

La stagione della Lupa si concluse il 19 maggio con un ottavo posto non certo esaltante. L’esperienza fatta da Claudio, però, non parlava solamente delle 6 presenze raccolte in serie A, ma soprattutto del privilegio di aver potuto osservare all’opera un genio assoluto del calcio come Liedholm. Lo vedeva affrontare le tensioni

in maniera distaccata: «Era sempre sorridente, tutto era "essesionale", ma al momento giusto, se doveva “spiegarsi” era meglio starlo a sentire». Nel novembre del 2007, quando nella chiesa di Santa Maria dell’Assunta, a Cuccaro, vennero celebrati i funerali dell’immenso Barone. Tra i presenti (non molti a dire il vero), al fianco di Antognoni, , Pruzzo, Maldini, Bruno Conti, c’era un certo Claudio Ranieri.


Era stata la sua guida per una sola stagione, una stagione in cui non ci furono coppe da alzare o titoli da festeggiare, evidentemente, però, per l’attuale tecnico della Roma, gli insegnamenti appresi sono valsi come un personalissimo scudetto.



Alla fine della stagione 1973/74, Claudio  Ranieri venne spedito a Catanzaro per acquisire esperienza. Doveva trattarsi di un viaggio andata e ritorno, ma quella maglia lasciata a 23 anni l’avrebbe riabbracciata solo il 2 settembre 2009. La Bilancia era tornata “per fare gruppo”.