La penna degli Altri 15/11/2010 10:08
Il quiz delle punte
I musi lunghi ci sono e ci saranno in eterno, ma è su quelli che la Roma deve costruire le sue certezze. «Non bisogna creare dualismi. Io sto alternando i giocatori in attacco e stavolta toccava a Borriello star fuori. Il gruppo è sano, limportante è continuare a remare dalla stessa parte», avverte il tecnico giallorosso. Il messaggio lo invia allo spogliatoio che, con 14 punti nelle ultime 6 gare, è stato capace di recuperare parte del terreno perduto nelle prime 6 partite del torneo, 5 punti e posizione in classifica in piena zona retrocessione.
Nel turn over che, prima o poi, coinvolge tutti il più scontento, nella circostanza, è Borriello. Lesclusione di Torino, dopo quella del 3 novembre a Basilea, coincide con quella di Prandelli per lamichevole della Nazionale, mercoledì a Klagenfurt contro la Romania: per il cittì, nelle gerarchie azzurre, il romanista è terzo dietro a Gilardino e Pazzini. Il ritorno di Balotelli, poi, lo penalizza rispetto alla convocazione di ottobre, per le gare contro lIrlanda del Nord e la Serbia: senza SuperMario, Prandelli chiamo tutte tre i centravanti. Ranieri ci scherza su, intervenedo alla Domenica Sportiva: «Meglio per lui. Se mi rimandassero anche De Rossi sarei contento, perché non si allena più. Gioca soltanto».
Borriello è lattaccante giallorosso che, fin qui, ha segnato di più: 7 reti (5 in campionato e 2 in Champions). Proprio per questo era convinto di essere confermato anche contro la Juve, rifiutata a fine agosto, tra laltro, proprio per venire alla Roma. Ma Ranieri ne ha fatto una questione di minuti giocati: Marco, nelle due gare precedenti a quella di Torino, ne aveva contati quasi il doppio di Totti e Vucinic, titolari sabato sera. Francesco e Mirko, il capitano 2 gol (1 in campionato e 1 in Champions) e il montenegrino 3 (tutti in campionato), hanno vissuto anche loro momenti di rabbia e delusione. A Totti non sono andati giù gli avvicendamenti contro il Bayern Monaco e lInter, a Vucinic quello contro il Parma.
«Io scelgo sempre per il bene della Roma» ripete Ranieri. «Di volta in volta, giudico il loro periodo, cioè come stanno, e le caratteristiche anche dellavversario». Presentando, però, la gara di Torino, aveva detto: «Totti e Vucinic si conoscono meglio», tanto per rafforzare la sua decisione e per trovare una motivazione da girare a Borriello. Rivalutato a fine partita: «E lunico degli attaccanti che ci dà profondità e ci riempie larea: quando è entrato, non lo hanno servito bene. Gli altri erano stanchi». Due affermazioni, in poco più di ventiquattrore, per non spezzare il sottile filo dequilibrio nei rapporti interni. «Le grandi squadre devono avere campioni e non alternative» è lo slogan dellallenatore per far capire al gruppo che avere la possibilità di un turn over di prima scelta deve essere considerata una risorsa. «Per essere competitivi, quando si gioca ogni tre giorni. Siamo di nuovo in corsa, ma i giocatori devono capire che la squadra viene al primo posto. Non faccio programmazione in settimana: ho tre attaccanti che stanno bene e li alterno. E aspetto il quarto, Adriano: sta perdendo peso, è quasi pronto».
Un discorso a parte lo merita proprio il brasiliano. Ancora non è al top, ma Adriano smania per avere un po di spazio. Domani sarà a Trigoria il suo manager Gilmar Rinaldi. Che si augura di vedere in campo lImperatore, anche se non da titolare, sabato contro lUdinese e martedì contro il Bayern Monaco. «Adriano sa che la sua realtà, in questo momento, è la Roma» spiega Rinaldi. «Non pensa a tornare in Brasile, insomma». Ora è così. Perché lipotesi di un addio anticipato può tornare dattualità nella finestra di gennaio.
Fuori, invece, dal quiz delle punte è Menez: il francese, 12 volte titolare su 14 presenze stagionali, per la prima volta a Torino ha giocato tutta la gara (durante il volo di ritorno ha avuto disturbi intestinali). Da quando Ranieri sta schierando la Roma con il rombo è diventato un punto fermo. Unico insostituibile, a quanto pare, del reparto offensivo.